lunedì, aprile 28, 2008

Cronaca di una Sconfitta (quasi) Annunciata.

La sconfitta alle comunali di Roma era nell'aria da un po' di tempo. Non per il malgoverno della città, che negli ultimi 15 anni ha rappresentato un modello di sviluppo culturale ed economico (il tasso di crescita economica ha superato persino quello di Milano http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2004/01_Gennaio/16/censis.shtml ), ma per una serie di circostanze casuali e pilotate. La prima è la conferma che il ballottaggio premia lo schieramento vincente al primo turno delle nazionali. La seconda è il dubbio che quella di Rutelli non fosse la migliore candidatura possibile, nonostante l'esperienza positiva del suo mandato al governo di Roma nelle passate legislature e il suo amore sempre manifesto per Roma. Infine c'è il discorso sicurezza, maneggiato e modellato ad arte dalla destra, tramite le reti di proprietà del suo leader. All'improvviso ci hanno fatto credere che l'amministrazione uscente ci ha lasciato una città insicura e pericolosa. Ad ogni modo un ciclo è finito, un ciclo che difficilmente può essere giudicato non positivo per la città di Roma. Spero che quello che si è appena aperto non stravolgerà l'atteggiamento che mi fa amare questa città, mirato all'apertura, all'incontro e alla cultura. Buona fortuna a tutti.

sabato, aprile 26, 2008

La Nostra Liberazione.

La commemorazione del 25 aprile è una delle più importanti per noi italiani. Oggi ho partecipato alla manifestazione di Roma, così ho pensato di "regalarvi" qualche scatto.



lunedì, aprile 21, 2008

domenica, aprile 20, 2008

Criminalità Elettorale

In questi ultimi giorni non si fa altro che parlare della questione sicurezza a Roma. All'improvviso abbiamo scoperto che a Roma "si vive con la paura dello stupro" come ho sentito oggi al tg, e che la gente ha paura di uscire di casa. Tutte queste cose mi hanno sconvolto, soprattutto mi è venuto il dubbio che io viva una sensazione delle cose completamente diversa da quella che è la realtà della città in cui vivo. Dall'altra parte ho il forte sospetto che sia in atto una delle solite manovre pre elettorali, per cercare di vincere il ballottaggio alle prossime elezioni comunali da parte delle destre, sminuendo tutto il lavoro fatto dalle precedenti amministrazioni di centrosinistra. Da ingegneraccio, però, ho il vizio di affidare le mie valutazioni anche all'analisi dei dati che abbiamo a disposizione. Dando un'occhiata quà e là alle varie statistiche di settore su internet, tutti i dati portano agli studi dell'Unione Europea. E indovinate che ho "scoperto"? Leggete:"La realtà però è ben diversa, infatti si contano "solo" 714 omicidi volontari nel 2004 contro i 1186 avvenuti nel 1981. C'è stato quindi un calo complessivo del numero dei delitti compiuti in tutti questi anni corredato comunque da picchi avvenuti per esempio a cavallo tra gli anni '80 e '90 portando a 1916 morti. Quando qualcuno pronuncia la parola "malavita" o "criminali" molto spesso il nostro pensiero ricade inesorabilmente sulla mafia. L'opinione comune diffusa in Italia direbbe che il nostro stato non è sicuro, è pieno di criminali e, ultimamente, che è pieno di immigrati. Il rapporto criminalità immigrazione non è però sempre vero in quanto Roma risulta la capitale più sicura al mondo con 0,4 morti ogni 100 mila abitanti. Nel resto dell'Europa invece la media arriva ad essere anche di 4,7 morti ogni 100 mila abitanti, come accade ad Amsterdam". Cosa devo pensare? Devo pensare male, come al solito...


mercoledì, aprile 16, 2008

Fuggire o Lottare.

Come ormai tutti sappiamo, il risultato del voto è stato catastrofico. La destra in salsa nordica si appresta a governare per i prossimi 5 anni il nostro Paese. E' ero, lo si sapeva, ma alle disgrazie non ci si rassegna mai, come quando un nostro caro è da lungo tempo gravemente malato ma si spera comunque in qualcosa di miracoloso. Ma la realtà è un'altra cosa, ma non saprei dire di preciso che cosa. Avverto la sconfortante sensazione di vivere in un Paese in cui c'è una massa oscura, di difficile coprensione. Senza idee politiche precise, senza neanche un orientamento. Non li senti parlare, non esprimono pareri, non scendono in piazza, non propongono soluzioni, ma si nascondono dietro la critica qualunquista. Questa aridità porta a regalare il voto in cambio di una promessa qualsiasi di eliminare il bollo auto, o altre di queste cose miserabili. La dignità a volte costa poco. E' chiaro che per noi altri la sensazione di sfiducia è devastante. Pensare che c'è gente che non distingue il voto politico con il televoto del grande fratello è frustrante. I segnali indicano due possibili strade, la fuga o la lotta, e tra queste solo l'ultima può rappresentare una via d'uscita sociale e non solo individuale. Bisogna cercare di ricostruire, mattone dopo mattone, una qualche rete di educazione civica e di rispetto e cura per la cosa pubblica, compresa la cultura. La situazione forse è compromessa, ma qualcuno deve pur crederci.

lunedì, aprile 14, 2008

Il treno dei desideri.

Come al solito, anche questa volta sono tornato a Catanzaro per il voto. Non so, è una necessità la mia, pur sapendo che il risultato finale era fin troppo scontato a favore di Berlusconi. Ma come avviene sempre in questi casi, si fanno pensieri stupendi per sfuggire alla triste realtà. E così, salito sul treno alla stazione di Lamezia già con 50 minuti di ritardo, dopo qualche minuto mi sono attaccato alle cuffiette della radio del cellulare comprato in mattinata. Le radio sembrano impazzite, ognuno comincia ad analizzare gli aspetti politici di qualsiasi cosa. Alla stazione di Sapri i primi exit pool danno forbici improponibili di oltre 10 punti di approssimazione. E’ ovvio che queste benedette forbici ognuno le guardi dalla parte che più gli fa comodo, così la differenza tra “noi” e Berluska è di circa il 2%, nulla rispetto al 14% di prima della campagna elettorale. Con il passare dei chilometri i numeri si confondono, si mischiano Consortium, Piepoli, Mediaset,e comincio ad avere cattive sensazioni. Alla stazione di Napoli il distacco si fa deciso, 43,7 contro 39,1: siamo scesi a -4,6%. La situazione si fa tesa e si teme la disfatta. Perfino la suora un po' comunista, al mio fianco nello scompartimento, appare preoccupata. Io lo so dove andremo a parare, ma faccio finta di niente. Ma è a Formia il colpo di grazia. Lo speaker alla radio annuncia i risultati parziali delle regioni. E’ una catastrofe. La Campania è andata al Berluska, ma lo si sapeva. Sembra anche il Lazio e non me lo aspettavo. Poi il Friuli, l’Abruzzo, la Lombardia, il Piemonte e così via. Addirittura in Sicilia si parla di venti punti di distacco, ma tanto quella è una partita persa. Della Calabria non ne so niente perché il segnale si è interrotto in galleria. Ma dopo aver appreso che al PD vanno le “solite” regioni del centro, sento che anche da me non c’è stato niente da fare. Ormai è andata, anche la batteria del cellulare nuovo è ormai esaurita (non c’è stato il tempo della carica iniziale) e sono pervaso dalla sfiducia. Non mi resta che spegnere tutto, anche perché sono a Latina, e tra una mezzoretta si arriva a Roma.

sabato, aprile 12, 2008

Si può Fare?

Finalmente è finita la campagna elettorale, così possiamo goderci tutti la meritata pausa di riflessione prima del voto. Quello che ci attende sembra un risultato scontato, che vede il vecchio Berlusconi ancora una volta premiato dagli italiani, per il gran lavoro di "ammodernamento" dell'Italia compiuto nel '94 prima, e nel quinquennio terribile 2001-2006. Chi mi conosce sa quale amarezza mi provoca questa sensazione di inevitabile catastrofe, ma non è detta l'ultima parola. Il PD è cresciuto molto in queste ultime settimane, a mio avviso soprattutto tra gli indecisi. Veltroni rappresenta veramente un qualcosa di nuovo dal punto di vista dell'approccio politico alle questioni del paese. Quando parla si ha la sensazione che i problemi reali li conosca davvero, grazie all'esperienza maturata durante l'incarico di Sindaco di Roma. A me piace pensare che non tutto è perduto, che gli Italiani avranno un sussulto e butteranno via nella spazzatura quella zavorra di vecchiume che da troppi anni ci portiamo dietro faticosamente. Dopo tutte queste considerazioni rigorosamente di parte vi auguro un buon voto, per qualsiasi partito voi siate simpatizzanti. Oltre il velo di demagogia delle lamentele di popolo, il potere di ognuno di noi è costituito dalla matita che ci viene assegnata al seggio. Usiamola con coscienza.

mercoledì, aprile 09, 2008

Per Chi Brucia la Fiaccola/3

La fiaccola olimpica non riesce a prendere pace. Ma non per colpa dei manifestanti che incontra lungo le strade di mezzo mondo, semplicemente per le mani in cui è finita. Per il governo cinese le Olimpiadi si stanno tramutando in un gigantesco occhio di bue, pronto a mettere a nudo molte di quelle situazioni che in passato (ma anche oggi) è riusciva a nascondere. Pensate al Tibet. Senza la concomitanza con i Giochi, l'urlo di dolore di tutta quella povera gente si sarebbe affievolito dopo 2 o 3 giorni, dopo i quali i nostri media e noi ci saremmo dimenticati di tutto. Ma la fiaccola è lì, a ricordarci ogni giorno di loro e di tutti i martiri che ancora oggi in Cina patiscono violenze di diversa natura per motivi ideologici, ma soprattutto per l'esercizio corrente del potere autoritario. Certo è che in tutto questo clamore fa strano sentire certa gente che si fa portatrice dei valori ideali dei Giochi Olimpici, gli stessi che non batterono ciglio alla scelta di Atlanta per il centenario delle Olimpiadi moderne. Con una mano la fiaccola, con l'altra una bottiglia di Cocacola, con buona salute dell'antica Grecia. Ma questo è un altro discorso. In ogni caso, strano ma vero, paradossalmente sarebbe più "utile" alla causa dei diritti umani la partecipazione di tutte le nazioni alle Olimpiadi, senza alcun boicottaggio. Sarebbe una buona occasione di penetrazione mediatica da parte del mondo cosiddetto democratico, con il suo carico di contraddizioni, ma anche di innumerevoli possibilità di vivere una vita migliore. Allo stesso tempo spero che le contestazioni dei popoli al passaggio della fiaccola contineranno, per far sentire un'unica potente voce di speranza.

domenica, aprile 06, 2008

Buon Compleanno Icaro!

Il 6 aprile di 2 anni fa nasceva questo blog, con il post "Buone Intenzioni". Da allora ho cercato di scrivere, nei limiti del possibile e soprattutto nei limiti temporali, il mio modo di vedere le cose. In quest'ultimo anno su Icaro Vola! sono stati pubblicati circa 150 post, spero di continuare su questa strada con il contributo partecipativo di tutti voi. Grazie.

sabato, aprile 05, 2008

Sympathy for the devil

Quanto è bello il sabato quando si può sguazzare nei piaceri che la settimana lavorativa tende a negarti. Così mi sto godendo un po' di sana musica in camera, spulciando pezzi di qualsiasi natura dal nel mio hard disk. E in questo mare di musica ho tirato fuori un bel Sympathy for the Devil dei Rolling Stones. Ogni volta che la sento impazzisco. Sarà per il ritmo, per la voce insolente di Mick Jagger o per il bonghetto, non lo so...

venerdì, aprile 04, 2008

I Have a Dream.

Oggi ricorrono i 40 anni dalla morte di Martin Luther King, uno dei personaggi che hanno segnato profondamente la storia della società contemporanea, il portatore di un sogno che non si è spento neanche dopo la sua uccisione al Lorraine Motel di Memphis. E il miglior modo per ricordarlo oggi è proprio quello di trasmettere ancora il suo messaggio tramite il suo storico discorso pronunciato il 28 agosto del 1963, davanti al Lincoln Memorial di Washington D.C.. Godetevi il video e la traduzione in italiano.


"I have a dream"
(di Martin Luter King)

Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati sul fuoco dell’avida ingiustizia. Venne come un’alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività.Ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero; cento anni dopo, la vita del negro è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo, il negro ancora vive su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo; il negro langue ancora ai margini della società americana e si trova esiliato nella sua stessa terra.Per questo siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. In un certo senso siamo venuti alla capitale del paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi parole della Costituzione e la Dichiarazione d’Indipendenza, firmarono un "pagherò" del quale ogni americano sarebbe diventato erede. Questo "pagherò" permetteva che tutti gli uomini, si, i negri tanto quanto i bianchi, avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità.E’ ovvio, oggi, che l’America è venuta meno a questo "pagherò" per ciò che riguarda i suoi cittadini di colore. Invece di onorare questo suo sacro obbligo, l’America ha consegnato ai negri un assegno fasullo; un assegno che si trova compilato con la frase: "fondi insufficienti". Noi ci rifiutiamo di credere che i fondi siano insufficienti nei grandi caveau delle opportunità offerte da questo paese. E quindi siamo venuti per incassare questo assegno, un assegno che ci darà, a presentazione, le ricchezze della libertà e della garanzia di giustizia.Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all’America l’urgenza appassionata dell’adesso. Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia.; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. Sarebbe la fine per questa nazione se non valutasse appieno l’urgenza del momento. Questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed uguaglianza.Il 1963 non è una fine, ma un inizio. E coloro che sperano che i negri abbiano bisogno di sfogare un poco le loro tensioni e poi se ne staranno appagati, avranno un rude risveglio, se il paese riprenderà a funzionare come se niente fosse successo.Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai negri non saranno concessi i loro diritti di cittadini. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia.Ma c’è qualcosa che debbo dire alla mia gente che si trova qui sulla tiepida soglia che conduce al palazzo della giustizia. In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste.Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima.Questa meravigliosa nuova militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perché molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. Questa offesa che ci accomuna, e che si è fatta tempesta per le mura fortificate dell’ingiustizia, dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. Non possiamo camminare da soli.E mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare per sempre in avanti. Non possiamo tornare indietro. Ci sono quelli che chiedono a coloro che chiedono i diritti civili: "Quando vi riterrete soddisfatti?" Non saremo mai soddisfatti finché il negro sarà vittima degli indicibili orrori a cui viene sottoposto dalla polizia.Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri corpi, stanchi per la fatica del viaggio, non potranno trovare alloggio nei motel sulle strade e negli alberghi delle città. Non potremo essere soddisfatti finché gli spostamenti sociali davvero permessi ai negri saranno da un ghetto piccolo a un ghetto più grande.Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri figli saranno privati della loro dignità da cartelli che dicono:"Riservato ai bianchi". Non potremo mai essere soddisfatti finché i negri del Mississippi non potranno votare e i negri di New York crederanno di non avere nulla per cui votare. No, non siamo ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come l’acqua e il diritto come un fiume possente.Non ha dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi prove e tribolazioni. Alcuni di voi sono venuti appena usciti dalle anguste celle di un carcere. Alcuni di voi sono venuti da zone in cui la domanda di libertà ci ha lasciato percossi dalle tempeste della persecuzione e intontiti dalle raffiche della brutalità della polizia. Siete voi i veterani della sofferenza creativa. Continuate ad operare con la certezza che la sofferenza immeritata è redentrice.Ritornate nel Mississippi; ritornate in Alabama; ritornate nel South Carolina; ritornate in Georgia; ritornate in Louisiana; ritornate ai vostri quartieri e ai ghetti delle città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare, e cambierà. Non lasciamoci sprofondare nella valle della disperazione.E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!.Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere.Risuoni quindi la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York.Risuoni la libertà negli alti Allegheny della Pennsylvania.Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve.Risuoni la libertà dai dolci pendii della California.Ma non soltanto.Risuoni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia.Risuoni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee.Risuoni la libertà da ogni monte e monticello del Mississippi. Da ogni pendice risuoni la libertà.E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente".