mercoledì, ottobre 24, 2012

Dalla rottamazione alla demolizione

L'ultima "trovata" dello staff di Matteo Renzi di appellarsi al garante della privacy per il regolamento delle primarie segna un passo molto rilevante nella storia del Partito Democratico. No, non è una provocazione. La portata del gesto non è per nulla irrilevante e segna un punto fondamentale per il presente e il futuro del partito. Non voglio entrare nel merito della specifica richiesta di Renzi, quello che più conta è che per la prima volta ci si appella ad autorità esterne per intervenire sulle dinamiche interne di un'organizzazione politica. Le scelte politiche di un partito che ha delle regole di funzionamento e di democrazia interna dovrebbero quindi potenzialmente allinearsi alla decisione di un organo terzo, la cui presidenza, tra l'altro, è stata selezionata tramite nomina politica (e anche su queste nomine ci sarebbe tutto da ridire). Ma la cosa più assurda e insopportabile è la totale mancanza di rispetto dei luoghi della democrazia interna del partito. Si, perchè il regolamento delle primarie è stato approvato all'unanimità dall'assemblea nazionale, i cui componenti sono stati delegati dalla base degli iscritti tramite congresso. E allora mi chiedo: perchè Renzi non ha dato battaglia nel luogo preposto in fase di discussione? Perchè i suoi sostenitori hanno votato a favore del regolamento? E perchè il giorno dell'assemblea nazionale, convocata soprattutto per modificare lo statuto del Partito Democratico per permettere la candidatura di Renzi, proprio lui la disertò preferendo andare a fare la campagna per la sua candidatura? Ecco la portata del gesto, un affronto alle regole democratiche del Partito Democratico. Un tentativo mediatico-leaderistico per imporre le proprie convenienze senza il consenso della maggioranza degli appartenenti al partito, un ottimo modo per passare dalla rottamazione alla demolizione del Partito Democratico.         

venerdì, ottobre 19, 2012

Perchè voterò per Bersani.

Le primarie sono una grande risorsa per tutto il popolo di centrosinistra, perchè rappresentano luoghi e tempi in cui poter determinare in maniera tangibile più di un semplice candidato, ma la direzione e gli orizzonti di chi appartiene alla grande famiglia dei progressisti del nostro Paese. Proprio per questo, a mio parere, tutti coloro che si sentono parte di questa famiglia hanno il dovere di mobilitarsi in favore della candidatura che più si avvicini alla propria visione dell'Italia e dell'Europa che sarà. Da parte mia, militante del Partito Democratico, considero questo dovere ancora più stringente, così ho deciso di condividere con tutti voi alcune delle ragioni (l'elenco non è esaustivo) che mi hanno portato a sostenere con convinzione la candidatura di Pierluigi Bersani. E lo farò a modo mio, schematicamente, senza fronzoli e giri di parole, badando al sodo, sfuggendo alle narrazioni articolate e alle suggestioni.

  1. Perchè il programma è all'insegna della concretezza e del realismo, pur senza rinunciare agli obiettivi lontani nel tempo. Questo è l'approccio di cui l'Italia ha bisogno per tirarsi fuori dalla più grande crisi sociale, economica, civica e istituzionale dal dopo guerra.
  2. Perchè non vengono date per buone soluzioni semplicistiche, anche quando queste rappresenterebbero un ottimo mezzo di comunicazione con la pancia degli elettori.
  3. Perchè c'è una visione d'insieme, la consapevolezza che il progresso può essere perseguito soltanto se il patto tra generazioni sarà abbastanza saldo da coniugare merito, opportunità, generosità, responsabilità e solidarietà. Non mi fido di chi trova la soluzione nell'escludere persone ed esperienze. I padri e i figli ce la faranno soltanto se contribuiranno insieme e consapevolmente alla realizzazione del bene comune, ciascuno facendo la propria parte.
  4. Perchè si offre una via d'uscita "di sinistra" all'attuale situazione italiana ed europea. La consapevolezza che i perni della svolta dovranno essere il lavoro, il welfare, la solidarietà sociale, il civismo, l'onestà. I risultati del governo da parte dei mercati ci sta facendo ancora ingurgitare i propri frutti avvelenati e chi offre altro liberismo non fa altro che accelerare la creazione del nuovo proletariato, quello dei giovani, dei pensionati, della classe media in costante decadenza.
  5. Perchè il prossimo Presidente del Consiglio dovrà unire alla capacità di incidere sul macro sistema italiano, quella di migliorare la vita degli italiani con interventi di natura pratica. Pierluigi Bersani ha già dimostrato di essere in questo un maestro, se pensiamo a tutti i provvedimenti presi durante i brevi mandati di cui è stato protagonista.
  6. Perchè grazie a Bersani mi posso permettere di poter pagare l'assicurazione dell'auto (il decreto Bersani mi ha permesso il passaggio della classe di mio padre), non pago le ricariche telefoniche, posso trasferire il mutuo di casa, ho dimezzato la spesa per alcuni farmaci in parafarmacia, pagare meno tasse per avviare la mia attività professionale.
  7. Perchè la green economy è una delle maggiori aree economiche su cui investire ePierluigi Bersani è stato il primo (e attualmente l'unico) a capire questa grande opportunità e a dare un impulso tangibile al suo sviluppo. Parlo soprattutto degli incentivi alle fonti rinnovabili e all'efficienza energetica degli edifici.
  8. Perchè credo nella solidità, nella serietà e nella visione di Pierluigi Bersani, caratteristiche che ha mostrato anche durante questi anni alla guida del Partito Democratico, lavorando sodo sulla concezione di una politica vicina al cittadino, lontana dal leaderismo mediatico che ha imperato in Italia negli ultimi vent'anni.
  9. Perchè il rinnovamento si fa tutti insieme, altrimenti si trasforma in subdolo giovanilismo. Quello che mette sotto i riflettori volti giovani e nasconde le vecchie volpi, sempre pronte ad approfittare dei cambi al timone per assumere il controllo della nave. Serve si il rinnovamento, ma l'esperienza e soprattutto il rispetto non devono mai mancare.  
  10. Perchè questo progetto è aperto a tutti e tutti possono apportare il proprio contributo di esperienza, energia e aspettative, compresi i cosiddetti "nuovi italiani", cioè tutti coloro che pur avendo origini straniere vivono e amano l'Italia.    
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giovedì, ottobre 04, 2012

Lo strano Totem delle regole

L'attacco alla dirigenza (o alla diligenza) del Partito Democratico portata avanti da Matteo Renzi sulle regole delle prossime primarie di coalizione ha dell'incredibile. Stiamo parlando soprattutto della volontà di rendere vincolante l'iscrizione dei votanti all'albo degli elettori del centro-sinistra e l'organizzazione della competizione su un doppio turno. Scartando quest'ultimo punto, la cui efficacia pratica e politica può essere dibattuta elencando una sfilza di pro e contro, la creazione dell'albo degli elettori mi sembra un punto irrinunciabile per un corretto esito della competizione. L'appunto che fanno i renziani sul fatto che sia necessario aprirsi all'elettorato di centro-destra è pura follia. Dobbiamo ricordare che le primarie servono a identificare la guida politica di una futura coalizione di governo di centro-sinistra, per cui lo scopo è indicare la persona più adatta a portare avanti questo percorso e non viceversa cambiare l'identità del partito per farla calzare a misura di uno specifico candidato. Il gioco è tutto qui, decidere in famiglia chi sarà la persona più indicata a trasformare le nostre idee in atti concreti di governo. Quale azienda farebbe scegliere il proprio amministratore delegato alla concorrenza? Quale squadra di calcio farebbe scegliere la formazione da schierare in campo agli avversari? Il coinvolgimento del resto del Paese avverrà grazie alla bravura del candidato prescelto durante la campagna elettorale per le elezioni politiche, come è sempre stato e come avviene in tutte le democrazie. 

E poi lasciatemi dire che l'attacco di Renzi assume toni quasi berlusconiani. Attaccare la modifica delle regole usufruendo delle stesse modifiche, facendosi paladino della immodificabilità delle regole stesse. Eppure Renzi sa bene che senza le modifiche "ad personam" dello statuto del PD non potrebbe neanche partecipare alle primarie. E invece sta lì ad alimentare le divisioni, preparando il campo alla sua scissione per abbracciare quella parte di elettorato di centro-destra che a lui sta tanto a cuore.