Come al solito, anche questa volta sono tornato a Catanzaro per il voto. Non so, è una necessità la mia, pur sapendo che il risultato finale era fin troppo scontato a favore di Berlusconi. Ma come avviene sempre in questi casi, si fanno pensieri stupendi per sfuggire alla triste realtà. E così, salito sul treno alla stazione di Lamezia già con 50 minuti di ritardo, dopo qualche minuto mi sono attaccato alle cuffiette della radio del cellulare comprato in mattinata. Le radio sembrano impazzite, ognuno comincia ad analizzare gli aspetti politici di qualsiasi cosa. Alla stazione di Sapri i primi exit pool danno forbici improponibili di oltre 10 punti di approssimazione. E’ ovvio che queste benedette forbici ognuno le guardi dalla parte che più gli fa comodo, così la differenza tra “noi” e Berluska è di circa il 2%, nulla rispetto al 14% di prima della campagna elettorale. Con il passare dei chilometri i numeri si confondono, si mischiano Consortium, Piepoli, Mediaset,e comincio ad avere cattive sensazioni. Alla stazione di Napoli il distacco si fa deciso, 43,7 contro 39,1: siamo scesi a -4,6%. La situazione si fa tesa e si teme la disfatta. Perfino la suora un po' comunista, al mio fianco nello scompartimento, appare preoccupata. Io lo so dove andremo a parare, ma faccio finta di niente. Ma è a Formia il colpo di grazia. Lo speaker alla radio annuncia i risultati parziali delle regioni. E’ una catastrofe. La Campania è andata al Berluska, ma lo si sapeva. Sembra anche il Lazio e non me lo aspettavo. Poi il Friuli, l’Abruzzo, la Lombardia, il Piemonte e così via. Addirittura in Sicilia si parla di venti punti di distacco, ma tanto quella è una partita persa. Della Calabria non ne so niente perché il segnale si è interrotto in galleria. Ma dopo aver appreso che al PD vanno le “solite” regioni del centro, sento che anche da me non c’è stato niente da fare. Ormai è andata, anche la batteria del cellulare nuovo è ormai esaurita (non c’è stato il tempo della carica iniziale) e sono pervaso dalla sfiducia. Non mi resta che spegnere tutto, anche perché sono a Latina, e tra una mezzoretta si arriva a Roma.
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