mercoledì, aprile 09, 2008

Per Chi Brucia la Fiaccola/3

La fiaccola olimpica non riesce a prendere pace. Ma non per colpa dei manifestanti che incontra lungo le strade di mezzo mondo, semplicemente per le mani in cui è finita. Per il governo cinese le Olimpiadi si stanno tramutando in un gigantesco occhio di bue, pronto a mettere a nudo molte di quelle situazioni che in passato (ma anche oggi) è riusciva a nascondere. Pensate al Tibet. Senza la concomitanza con i Giochi, l'urlo di dolore di tutta quella povera gente si sarebbe affievolito dopo 2 o 3 giorni, dopo i quali i nostri media e noi ci saremmo dimenticati di tutto. Ma la fiaccola è lì, a ricordarci ogni giorno di loro e di tutti i martiri che ancora oggi in Cina patiscono violenze di diversa natura per motivi ideologici, ma soprattutto per l'esercizio corrente del potere autoritario. Certo è che in tutto questo clamore fa strano sentire certa gente che si fa portatrice dei valori ideali dei Giochi Olimpici, gli stessi che non batterono ciglio alla scelta di Atlanta per il centenario delle Olimpiadi moderne. Con una mano la fiaccola, con l'altra una bottiglia di Cocacola, con buona salute dell'antica Grecia. Ma questo è un altro discorso. In ogni caso, strano ma vero, paradossalmente sarebbe più "utile" alla causa dei diritti umani la partecipazione di tutte le nazioni alle Olimpiadi, senza alcun boicottaggio. Sarebbe una buona occasione di penetrazione mediatica da parte del mondo cosiddetto democratico, con il suo carico di contraddizioni, ma anche di innumerevoli possibilità di vivere una vita migliore. Allo stesso tempo spero che le contestazioni dei popoli al passaggio della fiaccola contineranno, per far sentire un'unica potente voce di speranza.

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