venerdì, febbraio 27, 2009

Chi Siamo, Chi eravamo. Prima puntata.

Sentire parlare oggi in Italia degli immigrati in maniera così rozza e offensiva mi fa venire i brividi. E non mi riferisco esclusivamente alla forma lessicale, ma all'associazione immigrazione-delinquenza-ignoranza-inciviltà-chipiùnehapiùnemetta. La cosa che mi fa letteralmente accapponare la pelle è che a sentirci parlare così, molti tra i nostri nonni si staranno rivoltando nelle tombe. Proprio noi, gli Italiani, quelli indicati come "mezzi negri", sporchi, delinquenti. Quelli che subivano le ingiurie verbali e le aggressioni fisiche da parte delle popolazioni a cui "rubavamo" il lavoro. Proprio noi, raggiunto il benessere, ci stiamo trasformando da vittime in carnefici.

Per ricordarci chi siamo stati, ho pensato di fare un viaggio tra le vignette che descrivevano gli italiani emigrati all'estero. Per la prima puntata ve ne propongo una del secondo dopoguerra, pubblicata in Australia.

"Come mai ai funerali italiani portano la salma soltanto in due?"
"Perché i bidoni dell'immondizia hanno solo due maniglie"

sabato, febbraio 07, 2009

Rispetto per la Vita, Rispetto per la Morte.

Avevo promesso a me stesso di non scrivere nulla a riguardo del caso Eluana, ma il precipitare della situazione mi obbliga a urlare sottovoce la mia indignazione. Ciò che sembra assurdo è invece necessario, così il tono sommesso che si addice all'immensità del dolore di una famiglia si unisce alla ferma resistenza che siamo tenuti a sostenere, in nome della libertà e dei diritti civili. Trovo vergognoso che un governo possa decidere della vita di una persona per mezzo di un decreto. Trovo avvilente che un premier minacci una qualsiasi forma di ritorsione legislativa nei confronti del Presidente della Repubblica, solo perchè non ha intenzione di firmare un documento frettoloso su una materia spinosa come quella in questione. Trovo violento l'assalto alla famiglia Englaro, da parte di una fetta delle istituzioni e del popolo italiano. Trovo vergognosa la tavola imbandita dai mezzi di comunicazione, pronti a chiacchierare sui dettagli clinici. Rispettare la vita di Eluana, significa rispettarne anche le scelte e la morte.

domenica, febbraio 01, 2009

Lasciate i Calabresi a sè stessi!

In questi giorni le notizie passate dai telegiornali di frane e allagamenti in Calabria lasciano allo spettatore la sensazione dell'eccezionalità di una situazione catastrofica. Ma la verità, purtroppo, è un'altra. La Calabria ha per sua natura un territorio molto accidentato, con promontori che si staccano con decisione e ripidità dalle valli, spesso strette. Questa caratteristica, unita alla presenza di molte fiumare, richiede una grande attenzione per ciò che concerne le scelte urbanistiche e costruttive di edifici e infrastrutture. Ma in Calabria troppo spesso il buon senso è schiacciato dall'ignoranza e dalla malafede di gente che non riesce a capire cosa sia davvero giusto, che si compiace della riuscita di una "furbizia" ai danni della collettività. Gente così stupida da non capire che anche i propri figli fanno parte di quella collettività che calpestano. E poi arrivano le istituzioni, quelle con la "i" minuscola, pronte ad ogni tipo di nefandezza, e che godono dell'appoggio di quella parte di popolazione serva a causa di compromessi. Ed io, da Calabrese che assiste a questo sfascio dall'esterno, non posso che chiedere allo Stato di non intervenire con procedure di emergenza. Chiedo di lasciare ufficialmente i Calabresi a sè stessi. Troppe volte le "i"stituzioni hanno dato aiuti di facciata, stanziando una marea di fondi che conoscevano già la strada delle tasche che avrebbero dovuto ospitarli. E' il momento di cambiare, di assumersi le proprie responsabilità. La responsabilità è una condizione necessaria per lo sviluppo economico e culturale della Calabria. Chiudere i rubinetti dei finanziamenti statali per le emergenze sarebbe un utile elettroshock.