lunedì, dicembre 31, 2012

Una scintilla dall'India

L'ultimo post dell'anno lo dedico agli accadimenti in corso in India a seguito dello stupro e uccisione di una giovane donna da parte di un gruppo di uomini. Mai quella donna avrebbe pensato che il suo sacrificio avrebbe rappresentato la scintilla di una protesta generata da un popolo toccato nell'animo profondo, che oggi la considera una propria figlia. Un popolo stanco di soprusi e violenze. E così tutti insieme, uomini e donne, a chiedere sanzioni certe e dure nei confronti dei violenti, una condanna ufficiale da parte dello Stato che segua azioni concrete, ma soprattutto la condanna sociale di questi crimini. Non vi nascondo l'emozione di vedere la passione e il trasporto con cui gli uomini intervistati dalle tv internazionali esprimevano la propria rabbia e indignazione. La consapevolezza che la condizione femminile è essenziale per la vita sociale e democratica di un paese è improvvisamente esplosa in una delle aree più popolose della terra. Questa non può che essere una buona notizia e un auspicio affinchè anche in casa nostra si proceda all'eliminazione delle incrostazioni violente che ancora attanagliano troppe donne anche nel nostro Paese.

giovedì, dicembre 27, 2012

Catanzaro: fetore di Natale.

Come da tradizione, a Natale questo blog si occupa della mia terra d'origine: Catanzaro e la Calabria. Con gli occhi di chi vive lontano ma non può fare a meno di sentirsi sempre vicino ai propri luoghi e alla propria gente. La novità del Natale 2012 è la spazzatura strabordante in ogni angolo della città, con picchi degni dei peggiori periodi vissuti a Napoli nel recente passato ( la foto l'ho scattata sotto casa mia, nel quartiere Corvo). Un bel regalo che le amministrazioni pubbliche a ogni livello stanno donando alla cittadinanza sempre più attonita e (anche colpevolmente) inerme. E ancora più penose sono le scuse accampate da quella marmaglia di governanti che si rimpallano le responsabilità, dal Comune di Catanzaro perennemente nella bufera per colpa di una destra vincente grazie alle lobby e alle pratiche irregolari che hanno di fatto annullare il risultato delle ultime elezioni, alla Regione guidata da un presidente fin troppo chiacchierato. Abramo e Scopelliti, con tutti i loro cortigiani, simboli di quella politica spazzatura di cui scrissi circa un anno fa. Ora che il sindaco è stato momentaneamente messo da parte con la nomina ministeriale di un Commissario è rimasta soltanto la spazzatura. Un simbolo e un monito quello dell'immondizia per strada, per non dimenticare che qualsiasi scelta dei cittadini ricade comunque su se stessi, è solo questione di tempo. E quelle esercitate fino ad ora stanno portando la nostra città e la nostra regione all'asfissia più totale.   

venerdì, dicembre 21, 2012

Pontifex e le donne:roba da repressi

A volte si leggono cose sconvolgenti, ma ancora più sconvolgente è pensare che quelle cose qualcuno le ha pensate e non prova vergogna a esternarle. E ci si sconvolge anche se quei pensieri vengono espressi da soggetti per cui non si nutre alcuna stima. Oggi mi sono imbattutto in un post uscito su pontifex roma dal titolo"Le donne e il femminicidio, facciamo sana autocritica. Quante volte provocano?", un concentrato di frustrazione maschile e bigottismo prodotto da Bruno Volpe. La sua teoria è che la responsabilità della violenza sia da condividere tra l'aggressore e la vittima. Si, perchè le donne troppo spesso provocano l'uomo e lo schiacciano, lo stordiscono. Quindi secondo Volpe è legittimo porsi la domanda "Quante volte vediamo ragazze e anche signore mature circolare per la strada in vestiti provocanti e succinti? Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre, nei cinema, eccetera?". E soprattutto liquida con un "Potrebbero farne a meno" la soluzione al problema della violenza subita. Quindi, nella migliore tradizione di chi imprime violenza psicologica, consiglia alle donne di porsi la domanda "forse questo ce lo siamo cercate anche noi"? E che dire di tutti quei perizomi e reggiseni esposti in vetrina? uno schifo!!! 

E' evidente che chi ha scritto un articolo del genere abbia una visione distorta del rapporto uomo-donna, che giustifica da parte dell'uomo la corrispondenza tra il desiderio represso e il diritto al possesso. Per quanto mi riguarda, una donna in minigonna mi ha da sempre generato al più una sensazione positiva di piacere, niente di più, e una vetrina di intimissimi non mi ha fatto mai venire voglia di picchiare nessuno. E' evidente che se a qualcuno queste cose fanno scattare altre molle il problema è solo ed esclusivamente il suo.

    

lunedì, dicembre 03, 2012

Orgoglio e consapevolezza

Finalmente la corsa alla candidatura per il centrosinistra alle prossime elezioni è terminata. E' stata una sfida lunga, dura, coinvolgente. Sono state settimane in cui il dibattito all'interno della coalizione ha coinciso con la discussione dell'intero Paese. Un grande risultato, quindi, suggellato da una grande affluenza alle urne nonostante i forti venti dell'antipolitica che spazzano l'Italia. Un risultato reso possibile dal profondo radicamento delle forze politiche nei territori, un rapporto che ha resistito ai tanti anni di euforia leaderistica della politica italiana. Un radicamento fatto dei militanti autorganizzati che hanno organizzato i comitati per i candidati alimentando il dibattito locale in maniera capillare, di partiti che hanno offerto la propria struttura per costituire lo scheletro dell'organizzazione e poi le migliaia di volontari sempre pronti a fare un passo avanti quando c'è da offrire un contributo alla collettività. E' stata una grande festa della democrazia, di partecipazione, di gente che ci ha messo la faccia già dal 4 novembre, data d'inizio delle registrazioni. E' stata una dimostrazione che il popolo di centrosinistra è vivo e ha una voglia matta di dare una svolta a questo Paese. E' stato un segnale che la politica a tutti i livelli deve afferrare. Una richiesta di cambiamento, di discontinuità rispetto alla politica del ventennio berlusconiano, che sostituisca "l'uomo solo al comando" con la condivisione delle scelte e il cammino collettivo. E oggi non nascondo di essere orgoglioso di aver partecipato a questo grande evento. Orgoglioso delle persone con cui ho lavorato fianco a fianco e del progetto collettivo che stiamo tutti insieme portando avanti. Orgoglioso e consapevole di offrire un contributo alla crescita dell'Italia e che il cammino sarà ancora lungo e complesso. Consapevole che il percorso sarà tortuoso e faticoso, ma che alla fine ce la faremo.    

domenica, novembre 25, 2012

Riscrivi l'Italia

Appena tornato dalla sede del PD Roma con in mano la lista dei fuori sede che domani voteranno nel seggio di cui sarò presidente. E' tardi e sono stanco. Questa campagna per le primarie è stata lunga e dura, vissuta contemporaneamente al lavoro quotidiano. La grande massa di volontari del centrosinistra ha mobilitato la gente, l'ha coinvolta offrendo informazioni e punti di vista, stimolando il dibattito in tutte le sedi. E' stata una campagna esaltante e una grande prova di volontà. Le primarie sono una gran fatica, ma tirano fuori uno dei grandi valori della sinistra, che è la partecipazione collettiva alle scelte, il sentirsi parte attiva nell'indicazione di una strada da percorrere. Un'energia che si sente, un'aspirazione che si tocca con mano. E per questo stare dalla parte di chi organizza questa grande espressione di democrazia rende indubbiamente orgogliosi, a prescindere dal risultato della consultazione. Questo è lo spirito che guida chi ha lavorato tanto a tutti i livelli durante questa grande cavalcata. Ora tocca agli elettori trasformare questo grande lavoro in un evento significativo per il nostro Paese, con la partecipazione e l'affetto nei confronti del principio di condivisione delle scelte. Tocca agli elettori fare di una normale domenica di novembre una grande festa democratica. Vi aspettiamo nelle migliaia di seggi elettorali. Ora tocca a voi!

giovedì, novembre 22, 2012

Vinceremo noi.

Sono sicuro, alla fine vinceremo noi, ma intanto è dura assistere a tanta disperazione. E' difficile placare i sentimenti di compassione e rabbia pensando a un ragazzino di quindici anni che decide che non val più la pena vivere e decide di soffocare la sua sofferenza annodandosi una sciarpa intorno al collo. E succede a Roma, non in un paesello sperduto e represso. Lo so, alla fine vinceremo noi, ma tutto questo è inaccettabile, come i troppi silenzi delle istituzioni e i pochi investimenti sui progetti sociali. Come tutti quelli che stanno impedendo in parlamento di produrre una legge chiara che istituisca l'aggravante per i reati mossi da omofobia. Non sarebbe una soluzione al problema, ma un passo obbligato si. E la convinzione che alla fine vinceremo noi non mi fa arrabbiare di meno pensando a tutte quelle personalità pubbliche che ancora propugnano idee rivoltanti a proposito dell'omosessualità. Malati, deviati, innaturali. Mattoncini che costruiscono muri tra le persone, incidendo sulla cultura di un paese intero e delle sue generazioni di giovani e adulti. Quante vite dovremo ancora bruciare, quanta sofferenza dovremo imporre, quante esistenze trovremo spezzare? Che amarezza e che rabbia vedere una vittoria certa ma lontana, un paese futuro privo di pregiudizi e le tante persone che non ce la faranno a viverlo.

martedì, novembre 20, 2012

Una vergogna, una speranza.

Ci sono momenti in cui nel mondo succedono cose talmente struggenti che risulta difficile scriverne e addirittura parlarne. Qualsiasi parola è insufficiente, ogni espressione di cordoglio, solidarietà e rabbia risulta banale. Ma come si fa tuttavia a tacere di fronte alle stragi causate dall'escalation del conflitto israelo-palestinese? Come possiamo restare indifferenti davanti a quei corpi di bambini dilaniati dalle esplosioni? Quelle immagini e quei boati sono i simboli di una vergogna per la civiltà umana, che ha deciso in nome di una fantomatica vittoria finale di sacrificare anche i propri figli, davanti all'immobilismo della comunità internazionale. E chi non muore cresce mutilato della propria serenità, di un pezzo di libertà, delle proprie legittime aspirazioni di vivere una vita migliore. Tutte vittime, senza distinzione alcuna. Vittime e speranza allo stesso tempo. Soltanto una nuova generazione di classe dirigente israeliana e palestinese potrà cambiare l'inerzia di questo conflitto pluridecennale, guidato ancora oggi da troppi di quanti presero parte all'inizio del conflitto stesso e che ne hanno fatto una ragione di vita. La generazione che non avrà come obiettivo l'annientamento del nemico, ma la voglia di guardare al futuro con serenità, praticando il dialogo, la conoscenza e il rispetto reciproco. Soltanto queste vittime potranno riconoscersi vicendevolmente e scoprirsi dalla stessa parte, così distante da quei razzi che uccidono ogni giorno troppi innocenti. Ma la notte è ancora lunga e buia, come il timore che il sangue scorrerà ancora per molto tempo su quella terra martoriata.   


lunedì, novembre 12, 2012

Berlusconi Game Over: un anno dopo.



Un anno fa si chiudeva un'era. Berlusconi andava al Quirinale per rassegnare le dimissioni da Presidente del Consiglio dopo il collasso dello spread e il fantasma del default di una delle potenze economiche più importanti del mondo. Ricordo quella notte magica in cui migliaia di persone si riversarono spontaneamente per strada, "accompagnando" con canti, urla e imprecazioni la fine del regime Berlusconiano.Tanta gioia ma nessuna spensieratezza. La convinzione di dover ricostruire l'Italia dal giorno successivo era ben presente in tutti noi, così come era chiaro che il percorso da seguire sarebbe stato lungo, tortuoso, difficile e doloroso. Ma quella notte andava vissuta e fu una parzialissima ricompensa per tutte le battaglie combattute in tutti gli anni precedenti, quando sotto il fuoco dei mezzi di informazione non ci stancammo mai di metterci la faccia. E allora che goduria rivedere ancora oggi gli articoli dei giornali del giorno dopo che ci definirono "sciacalli"! A un anno di distanza, possiamo dire che il percorso che immaginavamo è stato intrapreso tra grandi sacrifici. Ora è giunto il momento di cambiare pagina e dare una sferzata al nostro Paese. C'è da stringere i denti, pensare, immaginare e ripartire. Soltanto così ci riapproprieremo delle speranze che per troppo tempo ci sono state negate. 

mercoledì, novembre 07, 2012

Occhi rossi

Stamattina guardandomi allo specchio ho avuto la prova tangibile del mio bruciore. Un bel paio di occhi rossi, gli occhi di chi ha fatto molto tardi e soccombe alla sveglia inesorabile delle 6:30. E' stata una notte tesa quella delle elezioni americane, così lontane ma così influenti per la vita di tutti noi. Si, perchè la conferma di Barack Obama alla Casa Bianca consente di proseguire il percorso del dialogo tra le nazioni, scongiurando il pericolo di dover fare i conti per quattro anni con una destra americana chiusa ed egoista. E allora stamattina mi ha fatto piacere lo scambio di sorrisi accennati tra i tanti occhi rossi sconosciuti al banco del bar sorseggiando un buon cappuccino. Oggi, considerando le poche ore di sonno, sarà un giorno un po' in salita, ma sarà un buon giorno. E ora tocca a noi europei completare la riscossa democratica e progressista, il completamento di un grande fronte comune che guardi alle grandi sfide dei nostri tempi con uno spirito innovativo e solidale. Tutto sommato di questi occhi rossi ne vado un po' fiero.

    

mercoledì, ottobre 24, 2012

Dalla rottamazione alla demolizione

L'ultima "trovata" dello staff di Matteo Renzi di appellarsi al garante della privacy per il regolamento delle primarie segna un passo molto rilevante nella storia del Partito Democratico. No, non è una provocazione. La portata del gesto non è per nulla irrilevante e segna un punto fondamentale per il presente e il futuro del partito. Non voglio entrare nel merito della specifica richiesta di Renzi, quello che più conta è che per la prima volta ci si appella ad autorità esterne per intervenire sulle dinamiche interne di un'organizzazione politica. Le scelte politiche di un partito che ha delle regole di funzionamento e di democrazia interna dovrebbero quindi potenzialmente allinearsi alla decisione di un organo terzo, la cui presidenza, tra l'altro, è stata selezionata tramite nomina politica (e anche su queste nomine ci sarebbe tutto da ridire). Ma la cosa più assurda e insopportabile è la totale mancanza di rispetto dei luoghi della democrazia interna del partito. Si, perchè il regolamento delle primarie è stato approvato all'unanimità dall'assemblea nazionale, i cui componenti sono stati delegati dalla base degli iscritti tramite congresso. E allora mi chiedo: perchè Renzi non ha dato battaglia nel luogo preposto in fase di discussione? Perchè i suoi sostenitori hanno votato a favore del regolamento? E perchè il giorno dell'assemblea nazionale, convocata soprattutto per modificare lo statuto del Partito Democratico per permettere la candidatura di Renzi, proprio lui la disertò preferendo andare a fare la campagna per la sua candidatura? Ecco la portata del gesto, un affronto alle regole democratiche del Partito Democratico. Un tentativo mediatico-leaderistico per imporre le proprie convenienze senza il consenso della maggioranza degli appartenenti al partito, un ottimo modo per passare dalla rottamazione alla demolizione del Partito Democratico.         

venerdì, ottobre 19, 2012

Perchè voterò per Bersani.

Le primarie sono una grande risorsa per tutto il popolo di centrosinistra, perchè rappresentano luoghi e tempi in cui poter determinare in maniera tangibile più di un semplice candidato, ma la direzione e gli orizzonti di chi appartiene alla grande famiglia dei progressisti del nostro Paese. Proprio per questo, a mio parere, tutti coloro che si sentono parte di questa famiglia hanno il dovere di mobilitarsi in favore della candidatura che più si avvicini alla propria visione dell'Italia e dell'Europa che sarà. Da parte mia, militante del Partito Democratico, considero questo dovere ancora più stringente, così ho deciso di condividere con tutti voi alcune delle ragioni (l'elenco non è esaustivo) che mi hanno portato a sostenere con convinzione la candidatura di Pierluigi Bersani. E lo farò a modo mio, schematicamente, senza fronzoli e giri di parole, badando al sodo, sfuggendo alle narrazioni articolate e alle suggestioni.

  1. Perchè il programma è all'insegna della concretezza e del realismo, pur senza rinunciare agli obiettivi lontani nel tempo. Questo è l'approccio di cui l'Italia ha bisogno per tirarsi fuori dalla più grande crisi sociale, economica, civica e istituzionale dal dopo guerra.
  2. Perchè non vengono date per buone soluzioni semplicistiche, anche quando queste rappresenterebbero un ottimo mezzo di comunicazione con la pancia degli elettori.
  3. Perchè c'è una visione d'insieme, la consapevolezza che il progresso può essere perseguito soltanto se il patto tra generazioni sarà abbastanza saldo da coniugare merito, opportunità, generosità, responsabilità e solidarietà. Non mi fido di chi trova la soluzione nell'escludere persone ed esperienze. I padri e i figli ce la faranno soltanto se contribuiranno insieme e consapevolmente alla realizzazione del bene comune, ciascuno facendo la propria parte.
  4. Perchè si offre una via d'uscita "di sinistra" all'attuale situazione italiana ed europea. La consapevolezza che i perni della svolta dovranno essere il lavoro, il welfare, la solidarietà sociale, il civismo, l'onestà. I risultati del governo da parte dei mercati ci sta facendo ancora ingurgitare i propri frutti avvelenati e chi offre altro liberismo non fa altro che accelerare la creazione del nuovo proletariato, quello dei giovani, dei pensionati, della classe media in costante decadenza.
  5. Perchè il prossimo Presidente del Consiglio dovrà unire alla capacità di incidere sul macro sistema italiano, quella di migliorare la vita degli italiani con interventi di natura pratica. Pierluigi Bersani ha già dimostrato di essere in questo un maestro, se pensiamo a tutti i provvedimenti presi durante i brevi mandati di cui è stato protagonista.
  6. Perchè grazie a Bersani mi posso permettere di poter pagare l'assicurazione dell'auto (il decreto Bersani mi ha permesso il passaggio della classe di mio padre), non pago le ricariche telefoniche, posso trasferire il mutuo di casa, ho dimezzato la spesa per alcuni farmaci in parafarmacia, pagare meno tasse per avviare la mia attività professionale.
  7. Perchè la green economy è una delle maggiori aree economiche su cui investire ePierluigi Bersani è stato il primo (e attualmente l'unico) a capire questa grande opportunità e a dare un impulso tangibile al suo sviluppo. Parlo soprattutto degli incentivi alle fonti rinnovabili e all'efficienza energetica degli edifici.
  8. Perchè credo nella solidità, nella serietà e nella visione di Pierluigi Bersani, caratteristiche che ha mostrato anche durante questi anni alla guida del Partito Democratico, lavorando sodo sulla concezione di una politica vicina al cittadino, lontana dal leaderismo mediatico che ha imperato in Italia negli ultimi vent'anni.
  9. Perchè il rinnovamento si fa tutti insieme, altrimenti si trasforma in subdolo giovanilismo. Quello che mette sotto i riflettori volti giovani e nasconde le vecchie volpi, sempre pronte ad approfittare dei cambi al timone per assumere il controllo della nave. Serve si il rinnovamento, ma l'esperienza e soprattutto il rispetto non devono mai mancare.  
  10. Perchè questo progetto è aperto a tutti e tutti possono apportare il proprio contributo di esperienza, energia e aspettative, compresi i cosiddetti "nuovi italiani", cioè tutti coloro che pur avendo origini straniere vivono e amano l'Italia.    
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giovedì, ottobre 04, 2012

Lo strano Totem delle regole

L'attacco alla dirigenza (o alla diligenza) del Partito Democratico portata avanti da Matteo Renzi sulle regole delle prossime primarie di coalizione ha dell'incredibile. Stiamo parlando soprattutto della volontà di rendere vincolante l'iscrizione dei votanti all'albo degli elettori del centro-sinistra e l'organizzazione della competizione su un doppio turno. Scartando quest'ultimo punto, la cui efficacia pratica e politica può essere dibattuta elencando una sfilza di pro e contro, la creazione dell'albo degli elettori mi sembra un punto irrinunciabile per un corretto esito della competizione. L'appunto che fanno i renziani sul fatto che sia necessario aprirsi all'elettorato di centro-destra è pura follia. Dobbiamo ricordare che le primarie servono a identificare la guida politica di una futura coalizione di governo di centro-sinistra, per cui lo scopo è indicare la persona più adatta a portare avanti questo percorso e non viceversa cambiare l'identità del partito per farla calzare a misura di uno specifico candidato. Il gioco è tutto qui, decidere in famiglia chi sarà la persona più indicata a trasformare le nostre idee in atti concreti di governo. Quale azienda farebbe scegliere il proprio amministratore delegato alla concorrenza? Quale squadra di calcio farebbe scegliere la formazione da schierare in campo agli avversari? Il coinvolgimento del resto del Paese avverrà grazie alla bravura del candidato prescelto durante la campagna elettorale per le elezioni politiche, come è sempre stato e come avviene in tutte le democrazie. 

E poi lasciatemi dire che l'attacco di Renzi assume toni quasi berlusconiani. Attaccare la modifica delle regole usufruendo delle stesse modifiche, facendosi paladino della immodificabilità delle regole stesse. Eppure Renzi sa bene che senza le modifiche "ad personam" dello statuto del PD non potrebbe neanche partecipare alle primarie. E invece sta lì ad alimentare le divisioni, preparando il campo alla sua scissione per abbracciare quella parte di elettorato di centro-destra che a lui sta tanto a cuore.     

venerdì, settembre 21, 2012

Niente scuse

Come volevasi dimostrare. Renata Polverini non si è dimessa da presidente della Regione Lazio, nonostande lo scandalo destato dal fiume di denaro pubblico sperperato da elementi importanti della maggioranza che la sostengono. Un comportamento in pieno stile berlusconiano, quello che resiste al senso di vergogna sperando (spesso a ragione) nella memoria corta degli Italiani per superare i momenti più difficili. Parliamo di milioni di euro buttati per assecondare vizi e per comprare elettori, anch'essi corresponsabili di questo scempio. Sono proprio quelle oltre ventisettemila preferenze ricevute da Fiorito che stridono con quella cinghia che i cittadini sono sempre più costretti a stringere. E allora a nulla serve dire che il presidente non ne può sapere nulla e che la cosa riguarda il consiglio, perchè è lo stesso meccanismo emerso ad aver generato una parte del consenso che ha portato la Polverini alla Regione. Quindi niente scuse. E niente scuse neanche per tutti i consiglieri appartenenti agli altri partiti, perchè nella migliore delle ipotesi non si sono ribellati e spesso hanno sfruttato privilegi per tornaconto personale. E' il momento di spazzar via questi personaggi con un bel colpo di scopa, di togliere le incrostazioni di una classe dirigente avida e incapace. Abbiamo bisogno di persone responsabili e capaci. Questa volta non ci sono scuse.  
 

giovedì, settembre 13, 2012

Rispetto.

A scanso di equivoci lo dico subito: alle prossime primarie del centrosinistra non voterò per Matteo Renzi. Detto questo vedo in giro un clima che non mi piace, un atteggiamento sbagliato nei suoi confronti. La sufficienza, lo sberleffo a volte a limite dell'insulto non fa che ridurre la competizione politica a una stupida e inutile lotta tra fazioni. No, così proprio non va, e onestamente va contro lo spirito stesso delle primarie, che devono essere un elemento di arricchimento per il partito e per la coalizione. E allora che sia una competizione all'insegna delle idee, dell'innovazione, anche con toni accesi, ma con il necessario rispetto reciproco. Quel rispetto che sarà anche nei confronti di tutto il popolo del centrosinistra, che ha bisogno di tutto tranne che di nuove risse. E poi, più cinicamente, credo che l'attacco alla persona sia un discreto boomerang per il consenso. E allora programmi, idee, vedute e squadre. Mettiamo questo sul tavolo, il nostro vero grande capitale che dovremo mettere a frutto a servizio del Paese.         

lunedì, settembre 10, 2012

Il nostro abbraccio

Mi fa riflettere oggi leggere alcuni commenti sui vari siti a proposito della conclusione del discorso di Pierluigi Bersani in occasione della chiusura della Festa dell'Unità nazionale svoltasi a Reggio Emilia. Commenti spesso sarcastici, a volte rabbiosi, altri addirittura chiaramente xenofobi. C'è chi scrive che quella di Bersani sia stata una ridicola trovata pubblicitaria, per darsi un "tono di sinistra". Evidentemente questa gente non sa o fa finta di non sapere che Bersani in persona, da quando è segretario del Partito Democratico, dà voce alla legittma richiesta dello ius soli. E inoltre ignora l'ormai vasta produzione di proposte di legge che i Democratici promuovono, oltre all'impegno sul campo nelle campagne di sensibilizzazione e dell'elaborazione di nuove politiche per l'inclusione. Tra i meriti della gestione Bersani e del Forum Immigrazione spicca sicuramente il nuovo approccio alle tematiche dell'immigrazione, un tempo relegate al silenzio soprattutto in prossimità degli appuntamenti elettorali. Il dogma "Parlare di immigrazione fa perdere voti" in un Paese imbarbarito da troppi anni di terrorismo mediatico è stato così affrontato a viso aperto, con coraggio, riuscendo ad apporre all'approccio puramente solidaristico (senza distruggere il senso di solidarietà sociale) la razionalità che deve contraddistinguere una forza di governo. E allora quell'abbraccio era anche il mio abbraccio e di tutti quelli che lavorano ogni giorno per questa battaglia di civiltà. Tutto il resto sono solo chiacchiere.    

venerdì, settembre 07, 2012

Quando finirà questa strage?

Le notizie che ci giungono in queste ore da Lampedusa ci descrivono l'ennesima tragedia della disperazione. Non ci sono ancora numeri ufficiali, ma le dimensioni sono quelle di una strage. Una strage di uomini, donne e bambini. Persone molte delle quali aveva già un lungo viaggio alle spalle prima di imbarcarsi su quella maledetta nave. Una strage di sogni, di speranze di un'idea di un futuro migliore da vivere lontano dalla propria terra, spesso troppo avara di rispetto per i propri figli. Una strage, quella nel Mediterraneo, lunga e costante, fatta di gente che sparisce nelle sue acque nell'indifferenza di troppi. Una strage che stride con lo spregevole appellativo di "clandestino" con cui vengono sbrigativamente etichettati quei migranti che sono costretti ad affidare la propria vita nelle mani di gente senza scrupoli che della disperazione fanno business. E anche in nome di tutte queste vittime che bisogna con decisione prendere provvedimenti seri ed efficaci che coinvolgano progetti di cooperazione internazionale, una rete efficiente di controllo e soccorso, un lavoro di intelligence nei confronti del mercato di esseri umani e soprattutto una piena condivisione delle problematiche  legate ai fenomeni migratori a livello euromediterraneo. E poi in Italia una legislazione più equa e un trattamento più umano. Quante vittime dovranno ancora morire?  

martedì, settembre 04, 2012

L'uomo del dialogo non può bastare.

In questi giorni la morte del cardinale Martini ha avuto un grande peso all'interno delle trasmissioni di informazione e approfondimento della nostra tv, oltre che uno spazio considerevole su giornali e web. Un interesse dei media che ha forti riscontri nella statura del personaggio agli occhi dei molti italiani che hanno visto in lui una figura autorevole e per la quale non si poteva che nutrire un profondo rispetto. La parola d'ordine "sembrava" dettata dall'alto, per quanto i titoli fossero uniformi ma non esaustivi: "l'uomo del dialogo" francamente mi sembra un po' riduttivo. Senza entrare troppo nel merito, l'impressione è che quasi sia stato dato un indirizzo sui temi da affrontare in questi giorni di trasporto emotivo da parte della comunità cattolica (e non solo). Accentuare la propensione al dialogo di Martini per non parlare delle convinzioni che hanno guidato il cardinale per tutta la vita ma in contrasto con le direttive ufficiali della chiesa cattolica. 

Proprio per uscire da questo sentiero tracciato dai media vorrei spendere due parole sulla lettera della nipote Giulia al cardinale Martini, uscita oggi sul Corriere della Serra (allego il link). Una lettera scritta in linguaggio semplice che racconta gli ultimi giorni di Martini e il trasporto della famiglia. Un testo che mette in primo piano la naturalezza e la dignità di una vita che termina senza accanimenti di alcun tipo, per scelta del diretto interessato. Una lettera che dovrebbe far riflettere quanti vorrebbero applicare il proprio fondamentalismo (mi chiedo di quale pseudoreligione) alla vita altrui, imponendo pratiche che poco hanno a che fare con la pietà umana, in nome di non so quale concetto di vita. Spero che in questi giorni si parli anche di questo e di altri aspetti del pensiero di Carlo Maria Martini: "l'uomo del dialogo" è troppo comodo, non può bastare.    



venerdì, maggio 11, 2012

Per fortuna manca poco

Ci sono limiti che un'istituzione seria non dovrebbe mai superare a prescindere dal credo dei suoi protagonisti. Uno di quei limiti è rappresentato dall'attenta elargizione dei patrocini a manifestazioni ti stampo integralista religioso. Invece a Roma ormai da tempo ogni limite di opportunità sembra ormai varcato da un'amministrazione che risulta inadeguata su tutti i fronti, culturale prima ancora che politico e amministrativo. Così Roma Capitale ha offerto il patrocinio alla "marcia nazionale della vita", la manifestazione integralista che domenica sfilerà per le strade della capitale contro l'aborto. Una manifestazione alla quale parteciperanno alcune tra le organizzazioni politiche e non più retrograde d'Italia come Forza Nuova e Militia Christi. Un'altra occasione ben sfruttata da Gianni Alemanno per sporcare una volta di più quei simboli istituzionali che dovrebbero rappresentare tutti i cittadini. Roma ha bisogno di un Sindaco.

mercoledì, maggio 09, 2012

Dignità per Catanzaro

Era inevitabile, questa tornata elettorale per l'elezione del Sindaco di Catanzaro non poteva che rappresentare un momento di rottura per la vita passata e futura della città. La carica prorompente di cambiamento rappresentata dal gruppo a sostegno di Salvatore Scalzo contro la forza e l'influenza dei poteri forti esercitate da Sergio Abramo. Lo sforzo collettivo per immaginare un futuro diverso contro lo schema normalizzatrice e conservatore. In questo scontro frontale, oltre al governo del capoluogo, la posta in gioco è l'idea stessa della politica. Lo scontro tra ciò che è sempre stato e ciò che vorremmo per il bene comune. Poi, come spesso accade, la realtà supera ogni fantasia, così ci troviamo nella incredibile situazione in cui Sergio Abramo si trova a una manciata di voti dal raggiungimento del quorum che gli garantirebbe il passaggio diretto al primo turno. Ma questa paradossalmente forse è soltanto un'ulteriore opportunità offerta alla città per il cambiamento. E' inutile prendersi in giro. Da quando ho coscienza delle dinamiche politiche ho sempre sentito parlare di compravendita dei voti in termini di favori, privilegi, denaro. E chi di voi non ha mai sentito parlare di pressioni esercitate sui dipendenti dei call center cittadini, dei supermercati o di altre imprese da parte dei proprietari? E chi non ha mai sentito parlare di offerte economiche del tipo "25 euro prima e 25 dopo il voto"? E chi non ha mai sentito parlare di accordi tra alcuni candidati e rappresentanti della comunità rom? E chi oggi ha già dimenticato l'infinito squallore rappresentato nel reportage girato a Catanzaro qualche anno fa da Riccardo Iacona? Ecco che allora la coraggiosa azione di trasparenza intrapresa da Salvatore Scalzo e dalle forze di centrosinistra assume dei connotati storici, perchè per la prima volta si esce allo scoperto per combattere quelle pratiche che hanno posizionato la nostra città nello scantinato della democrazia partecipata. Che sia ben chiaro a tutti, questa è una battaglia di civiltà che sarà necessario vincere, un treno che con estrema difficoltà potrà passare una seconda volta. Una battaglia che va combattuta tutti insieme e a viso scoperto, perchè oltre al futuro di Catanzaro in gioco c'è la dignità stessa dei cittadini.      

lunedì, maggio 07, 2012

Bastiglia d'Europa

Il voto in Francia è andato secondo i migliori auspici di chi ha a cuore un nuovo fronte progressista europeo. La posta in gioco, si sa, era davvero alta. C'era l'approccio ai problemi legati alla crisi economica, i rapporti tra gli Stati membri dell'Unione Europea. In gioco c'era il futuro stesso dell'Europa. Un futuro che dipenderà anche dalle consultazioni elettorali che seguiranno nei prossimi mesi, soprattutto quelle che riguarderanno Italia e Germania. Ma oggi si è segnato il primo importante passo verso quella via d'uscita dalla crisi economica e morale in cui l'Europa si è cacciata in questi anni di governo delle destre. L'elezione di Hollande segna l'uscita di scena di Nicolas Sarkozy, uno dei personaggi che più hanno nociuto alla salute dell'Unione Europea, sia lavorando in proprio, sia al fianco di Angela Merkel. Da domani si dovrà iniziare un lavoro di ricostruzione, partendo dalla complicatissima situazione greca, che sembra non trovare soluzione neanche alla luce delle elezioni di oggi. Le difficoltà, si sa, saranno enormi, ma la convinzione è che il nuovo approccio alle politiche comunitarie sarà quello vincente. Ora non ci resta che continuare a lavorare per la creazione delle condizioni per la formazione del grande fronte progressista europeo che, non mi stancherò mai di ripeterlo, passerà necessariamente dall'elezione di Pierluigi Bersani e Sigmar Gabriel. Ma intanto stasera festeggiamo a questo nuovo corso, auspicando tempi nuovi con una nuova Europa.  
Date un'occhiata a questo video. Si tratta del messaggio inviato dall'allora candidato Hollande al Partito democratico durante la manifestazione del 5 novembre 2011.

martedì, aprile 24, 2012

Un nuovo 25 Aprile.

Ogni anno la Festa della Liberazione rappresenta un momento cruciale per il rinnovo della memoria e per la consapevolezza delle radici dello sviluppo democratico del nostro Paese. Una memoria da mantenere sempre forte e da trasmettere alle nuove generazioni che, per fortuna, non hanno conosciuto l'umiliazione della dittatura e di tutte le sue conseguenze. La consapevolezza della storia, degli errori,dello spirito e dei valori di un Paese è uno degli aspetti che compongono la pienezza della cittadinanza, l'altra faccia rispetto agli aspetti giuridici. A Roma quest'anno il corteo di celebrazione vedrà la presenza del Forum Immigrazione del Partito Democratico, una grande intuizione, un grande balzo in avanti nel segno della consapevolezza della presenza di una nuova grande comunità di donne e uomini che va al dilà di quella che finora abbiamo conosciuto. Una comunità di persone diverse, con storie diverse, ma che riconoscono come comuni quei valori che hanno infiammato la Resistenza al nazifascismo. Per questo motivo, soprattutto ora che dolorosamente stiamo perdendo gli ultimi testimoni diretti di quei giorni, la condivisione di quegli ideali con chi ha deciso di vivere nel nostro Paese rappresenta l'inizio di un nuovo cammino, per una consapevolezza sempre nuova che preservi ogni giorno quello spirito di libertà che ha infiammato la Resistenza, che è fondante per nostre istituzioni democratiche.   
    

domenica, aprile 22, 2012

Allez!!!

Dalle 8 di oggi in Francia sono aperti i seggi per il primo turno delle elezioni presidenziali, che si concluderanno con il secondo decisivo turno tra due settimane. Questa volta, più di tante altre, i riflettori sono accesi sull'esito di queste consultazioni per la valenza in termini europei della scelta dei francesi. Non sarà in gioco soltanto l'Eliseo, ma una visione complessiva dell'Europa tutta. Da una parte l'approccio egoistico tenuto in questi anni da Sarkozy che, connivente con Angela Merkel, ha portato alla disgregazione generale dell'Unione e all'esplosione nel nostro continente della crisi dei debiti, dall'altra l'europeismo convinto di Francois Hollande. Proprio lui, l'uomo comune che va in giro per Parigi con il motorino, a simboleggiare la fine dei governanti carismatici e il ritorno della normalità della ragionevolezza e della condivisione. E noi, da Italiani ed Europei, non possiamo che augurarci che i Francesi inizino questa fase nuova per l'Europa, in questi anni umiliata da una destra incapace, egoista e senza idee. L'Unione ha bisogno di governanti che guardino lontano e che vedano nella crescita dell'Unione la crescita di tutte le comunità nazionali, con lo scopo di creare una grande comunità europea. Una comunità di uomini e donne, di ideali, di diritti, di responsabilità e di sogni. E allora partiamo da qui, partecipando in maniera interessata alle elezioni francesi sostenendo Francois Hollande per la nuova riscossa dell'Europa unita, che potrà compiersi con le vittorie di Sigmar Gabriel in Germania e Pierluigi Bersani in Italia.         

mercoledì, aprile 11, 2012

Favole ai leghisti

La manifestazione dell'orgoglio leghista andata in scena ieri sera da Bergamo e trasmessa in diretta da La7 ha avuto sapore tra il surreale e il grottesco. Vedere ancora tanta gente così manipolabile fa sempre una certa impressione. Dopo tutto quello che sta venendo fuori dalle indagini (arrivate dopo mesi e anni di dicerie e sospetti) l'entusiasmo e la foga con cui in tanti invocavano il nome di Bossi è veramente imbarazzante. E che pena sentire Maroni accollare tutte le responsabilità all'ex tesoriere Belsito e a Rosy Mauro, come se questi due fossero stati i padroni assoluti di un partito creato e gestito da sempre proprio da Bossi e Maroni. Ma evidentemente a nessuno salta in mente di dire che almeno politicamente i colpevoli sono proprio loro, che hanno fatto crescere il partito impostando meccanismi padronali. E ora gli stessi, come i tiranni sull'orlo del baratro promettono democrazia al popolo inferocito, annunciano fantomatiche operazioni di pulizia, soldi alle sezioni e nuovo slancio. Ma evidentemente a questi leghisti basta veramente poco per scaldarsi il cuore con stanche favole alle quali probabilmente neanche loro credono più.

martedì, aprile 03, 2012

Che la bomba deflagri.

La probabile fine della forza politica più populista d'Italia, che ha segnato in negativo gli ultimi vent'anni della vita del nostro Paese dovrebbe strapparmi un sorriso. Pensare alla fine di quel degrado culturale che ha spinto gli Italiani uno contro l'altro, a vedere i migranti come nemici da scacciare, a minare tutti i simboli dell'unità d'Italia e ad alimentare qualsiasi tipo di intolleranza dovrebbe essere un sollievo. Invece rabbia, solo rabbia. Pensare alla "distrazione" di denaro pubblico destinato ai rimborsi elettorali per usi impropri non può che scatenare ira, perchè non si tratta solo di un furto, ma di uno sfregio nei confronti di un popolo che arrancando sta cercando di pagare quel debito accumulato in decenni di cattiva gestione dello Stato. E che dire di tutte le persone che hanno varcato abbondantemente la soglia della povertà, dei cassaintegrati, dei disoccupati, dei pensionati, di quegli imprenditori che non ce la fanno e si tolgono la vita. Certo, è doveroso attendere gli sviluppi delle indagini congiunte delle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria, ma le accuse sono davvero pesanti, si parla addirittura del coinvolgimento di personaggi legati alla 'ndrangheta. Vedremo come andrà a finire, in ogni caso spero che questa bomba generi opportuni effetti nello scenario politico nazionale.       

martedì, marzo 13, 2012

Non spegnete Telejato.

Ieri sera ho avuto l'onore di ascoltare e parlare con Pino Maniaci, il proprietario di Telejato. L'occasione è stata l'incontro "Informazione e cultura della legalità" presso il Circolo PDEsquilino. Telejato è un'emittente televisiva locale con sede a Partinico, in uno degli storici centri della criminalità organizzata siciliana, che ha due particolarità: la prima è il suo essere a conduzione familiare, la seconda è che rappresenta un baluardo dell'informazione antimafia. Pino Maniaci per la sua instancabile attività è stato ed è tuttora oggetto di continue minacce, attentati e aggressioni, tra cui "spicca" il tentato omicidio subito nel 2008. Ma i riflettori anche in quei giorni non si sono mai spenti, anzi l'attività della famiglia Maniaci trova linfa nuova quando si tratta di reagire alla violenza mafiosa. 

Ma oggi Telejato deve temere un altro tipo di minaccia, che non ha nulla a che vedere con le pistole o gli attacchi intimidatori. La Finanziaria 2011 prevede infatti che le nuove frequenze televisive del digitale terrestre, a meno di tre reti RAI, di Mediaset, La7 e Sky, debbano essere assegnate secondo graduatorie regionali secondo criteri di rilevanza economica e sotto pagamento di importanti somme di denaro. Questo significa che in tutto il territorio nazionale 250 emittenti locali rischiano la chiusura, soprattutto quelle che si basano sul volontariato e che offrono un servizio pubblico. Se tutta questa vicenda dovesse concludersi come previsto dalla finanziaria lo Stato potrebbe riuscire a spegnere quei riflettori che la mafia non è riuscita a spegnere. E questo, oltre a rappresentare una perdita enorme per il diritto di informazione, sarebbe un modo per lasciare Pino Maniaci e la sua famiglia alla mercè dell'organizzazione mafiosa.

Oggi si terrà una conferenza stampa in cui si parlerà di questo problema con Pino Maniaci e i rappresentanti di PD, IdV, FLI, UdC e altre associazioni. Credo che un imopegno della politica su questo tema sia doveroso. Da oggi troverete il banner del comitato "Siamo tutti Telejato". Cliccateci su e date una letta.

giovedì, marzo 08, 2012

Fuorisede a Roma per Salvatore Scalzo: si riparte!

Le elezioni comunali di Catanzaro del 6 e 7 maggio prossimi si avvicinano, è giunto quindi il tempo di rimboccarsi le maniche e riprendere quello che avevamo lasciato circa un anno fa. Questa sera si è riunito per la prima volta il comitato di Roma a sostegno della candidatura di Salvatore Scalzo a Sindaco di Catanzaro. Il Comitato è costituito da studenti e lavoratori che pur vivendo a Roma non possono e non vogliono restare indifferenti ai problemi e alle aspirazioni della propria città. Si ricomincia il cammino, allora, ma rispetto a un anno fa con più consapevolezza e con la convinzione che questa volta un grande risultato sia davvero possibile. Vi aspettiamo numerosi!

Per qualsiasi informazione scrivetemi pure (cesare.dornetti@gmail.com) o aggiungetevi al gruppo facebook "Studenti e lavoratori a Roma per Salvatore Scalzo sindaco di Catanzaro"

mercoledì, marzo 07, 2012

Tornando a Palermo.

Le primarie di domenica scorsa a Palermo segnano inevitabilmente un altro punto critico nel momento difficile che sta attraversando il Partito Democratico. Intendo precisare, da meridionale, che purtroppo la chiamata al voto di questo tipo non può essere realmente rappresentativa della volontà del popolo italiano. Conosciamo bene alcune dinamiche che spingono molte persone a votare, dinamiche che spesso esulano dall'interesse politico per appoggiarsi a logiche di tipo clientelare. E il numero abnorme di votanti, che potrebbe essere un elemento di grande soddisfazione, in realtà mi lascia sempre un retrogusto un po' strano. Proprio per questo motivo tutte le congetture conseguenti alla sconfitta di Rita Borsellino, candidata ufficiale di PD, Vendola e Di Pietro mi appaiono perlomeno pretestuose. Mi dispiace, ma non credo proprio che la sconfitta della Borsellino a Palermo rappresenti la bocciatura da parte dell'elettorato di centrosinistra di una coalizione PD-Sel-IdV. Mi sembra piuttosto in malafede chi in questo momento stia affermando il contrario, spingendo per un'alleanza con l'UDC che tagli fuori le altre forze politiche naturalmente più affini al Partito Democratico. Semmai questa sconfitta è stata causata dalla disgregazione all'interno del PD locale e nazionale, che ancora permette con un regolamento assolutamente da rivedere molte candidature all'interno dello stesso partito, che dà adito all'esaltazione dei singoli e offre ghiotte occasioni alle eterne minoranze di mettere in discussione la leadership del partito democraticamente eletta. Non mi dilungherò oltre, nei prossimi giorni approfondirò un po' meglio sia il discorso primarie, sia quello delle minoranze.       

venerdì, marzo 02, 2012

Rivoluzionari per gioco

In questi giorni non si parla d'altro che delle manifestazioni contro la linea TAV in Val di Susa, soprattutto dopo la caduta dal traliccio al quale si era arrampicato di uno dei leader della protesta, Luca Abba. Da allora assistiamo a un escalation di azioni in tutte le città d'Italia tra cui Roma, dove sono stati occupati i binari della stazione Termini ed è stato occupato l'ingresso della sede nazionale del Partito Democratico. Questa storia della tav sembra mobilitare forze e coscienze impensabili e radicali. 

Mercoledì a Roma un operaio di 26 anni, Luigi Termano, è caduto per poi morire in un pozzo all'interno del cantiere della metro C. Non si era arrampicato da nessuna parte per dimostrare nulla, ma stava guadagnandosi come ogni giorno il suo stipendio da 1100 euro al mese. Ma per lui niente manifestazioni, niente proteste, nessun attivista pronto a fare una seppur piccola azione. D'altronde non c'è nessuna bandiera da sventolare, nessun poliziotto da insultare, nessun primato della ragione da dover mostrare alle telecamere. 

Con questo post voglio urlare la mia indignazione profonda che provo per tutti quei gruppetti per i quali è ormai totalizzante la battaglia no-tav (contro chi? contro cosa? sarebbe bello chiederglielo) e hanno dimenticato, se mai se ne sono accorti che le nostre città e le nostre strade sono dei grandi cimiteri in cui perdono la vita centinaia di persone ogni anno. In confronto alla salvaguardia di queste vite umane la lotta contro la tav mi sembra veramente un grande gioco di ruolo, dove ognuno si è disegnato il proprio personaggio e ci tiene a tenerlo bene in vista. E allora rivoluzionari dei miei stivali, se vogliamo usare bene le nostre energie, prima di tutto, combattiamo insieme per i lavoratori.  

giovedì, marzo 01, 2012

Primo Marzo: Razionalità e Consapevolezza

Il Primo marzo è il giorno dello sciopero degli stranieri. Una data simbolica e un'azione simbolica. Lo sciopero degli stranieri nasce in collaborazione con la francese Journée sans immigrés nel 2009 promuovendo iniziative volte al rifiuto del razzismo e della cultura dell'esclusione. Ma oggi il significato di questo Primo Marzo è diverso. I Paesi che accolgono immigrati devono rendersi conto dell'importanza che questi ormai rappresentano per il tessuto economico e sociale. Per questo l'Italia e gli Italiani non possono far finta di conoscere il peso e l'apporto che gli immigrati offrono alla crescita del Paese. Il Primo Marzo deve essere una giornata all'insegna della razionalità e della consapevolezza di far parte tutti della stessa squadra che lotta per il progresso delle generazioni future. E quindi, da questa consapevolezza, dobbiamo imparare a costruire nuove politiche dell'accoglienza, volte più alla creazione di un forte e compatto tessuto sociale che a misure di carattere repressivo e vessatorio che purtroppo ancora caratterizzano il nostro paese.   

Questo è il sito del comitato. Fatevi un giro, ne vale la pena.

martedì, febbraio 28, 2012

Mi dispiace, ma non capisco

Ancora penso a quello che è accaduto ieri a Luca Abbà, uno dei leader della rivolta no-tav, che si trova in condizioni di salute molto gravi dopo essere rimasto folgorato ed essere caduto dal traliccio al quale si era arrampicato. Un gesto estremo, un gesto che non comprendo. Tralasciando l'umana solidarietà che mi fa sperare per una pronta guarigione non posso che constatare una sproporzione tra il senso della lotta e i metodi utilizzati. Non credo che "il morto" possa portare avanti le ragioni del movimento. Soprattutto se nel movimento stesso c'è chi non aspetta altro per alzare ulteriormente i toni dello scontro, come quelle persone che ieri urlavano ai poliziotti "assassini" o cose di questo genere. E non si cominci a teorizzare, come ho già sentito in tv, l'appartenenza di certe azioni ai gesti di resistenza. Certe teorie è meglio evitarle, soprattutto quando riguardano la vita degli altri.

giovedì, febbraio 23, 2012

Chiedete al nuovo mondo

Il governo Monti, si sa, è nato da una situazione di estrema emergenza economica del Paese che ha richiesto un immenso sforzo di responsabilità da parte di tutte le forze politiche. Quando c'è da salvare il proprio paese dal baratro non ci si può permettere troppi calcoli opportunistici. Dopo i primi fruttuosi mesi di interventi immediati appoggiati dalla nuova maggioranza (alcuni votati tappandosi il naso) ci troviamo ora in una fase delicatissima che riguarda la definizione degli interventi strutturali par il mercato del lavoro, con al centro la questione articolo 18, la norma che tutela i lavoratori dai licenziamenti senza giusta causa. L'articolo 18 è un pilastro del nostro sistema di tutele, ma questo tende sempre a distogliere l'attenzione a una riforma che va pensata nel suo complesso. Infatti il nostro tempo e la nostra generazione (tranne che per alcuni fortunati) sembrano talmente distanti da quelle tutele, che forse sarebbe il caso di chiamare in causa una qualche rappresentanza del "nuovo mondo" per discutere seduti allo stesso tavolo delle altre parti sociali. Proprio per questo motivo ritengo l'atteggiamento del ministro Fornero inaccettabile quando afferma di voler creare una riforma anche senza l'appoggio delle parti sociali. Queste, lo sappiamo, troppo spesso sono portavoce soltanto del "vecchio mondo", quello che legittimamente tende a conservare la condizione esistente. E proprio per questo l'atteggiamento non deve essere di esclusione da parte del governo, ma di integrazione delle parti sociali al fine di garantire l'effettiva rappresentanza di tutti i lavoratori. Mi auguro che il ministro Fornero non prosegua su questa strada, che i sindacati collaborino e che il mio partito continui a pretendere e a lavorare per un sano confronto tra le parti.

sabato, febbraio 18, 2012

Abbiamo perso le primarie

Domani si svolgeranno le primarie per l'elezione del prossimo segretario del Partito Democratico del Lazio, dopo la penosa esperienza Mazzoli. Le elezioni primarie, come ho spesso scritto su questo blog, sono una grande conquista per l'elettorato di centro-sinistra, un qualcosa che riduce le distanze tra i partiti e gli elettori e aumenta la partecipazione attiva alla vita politica del paese. Ma nel caso delle primarie di domani cambia tutto. Mi chiedo, come si chiedono da tempo in tanti, che senso abbia chiedere agli elettori di votare il segretario locale di un partito in cui magari neanche si riconoscono.Si,  perchè rispetto alle primarie per il segretario nazionale in cui i candidati rappresentano i probabili futuri leader di coalizione, in questo caso si tratta di pure e semplici consultazioni relative alla gestione interna del partito. Mi sembra evidente che la teoria "primarie sempre" faccia acqua da tutte le acque, ma soprattutto faccia male alle stesse primarie. Chiamare al voto gli elettori per consultazioni di questo tipo hanno come effetto immediato lo svilimento di questo potente strumento, che per mantenere il suo vigore deve essere usato con intelligenza e parsimonia, pena l'appiattimento e la banalizzazione. Gli organi dirigenti del partito devono essere eletti da chi di quel partito fa parte, ci lavora ogni giorno e contribuisce alla sua crescita. Il diritto di voto è un potere che deve essere esercitato consapevolmente da chi appartiene alla comunità partito e un motivo in più per farne parte. Che rabbia, quindi, la decisione della commissione regionale del PD che ha negato, come da regolamento, il diritto di voto agli iscritti non residenti nel Lazio! In pratica si è stabilito che una parte di quelle persone che dovrebbero essere le uniche accreditate alla determinazione dei propri organi dirigenti non hanno alcun diritto di voto. Io sono uno di questi, faccio politica attiva e ricopro dei ruoli all'interno del Partito Democratico come membro dell'esecutivo di un Circolo e dell'Assemblea del Primo Municipio di Roma eppure non potrò votare il mio segretario regionale. Così, posso tranquillamente affermare che queste primarie hanno certificato l'esistenza degli iscritti di serie B, i fuori sede, che posso offrire impegno ma non possono ricevere diritti. Quanto basta per dire che queste primarie le abbiamo già perse.     

mercoledì, febbraio 15, 2012

Cinque cerchi non fanno un'Olimpiade.

Dispiace ammetterlo, ma Monti ha avuto ragione. Vista la situazione attuale, l'impegno del governo a garanzia finanziaria per l'organizzazione dei giochi olimpici del 2020 a Roma non poteva starci. Una scelta coraggiosa anche nei confronti dell'opinione pubblica, visto che le Olimpiadi rappresentano da sempre un sogno e un posticino nella storia, basti pensare all'eco che ancora oggi, a più di cinquant'anni di distanza, si sente a riguardo dei giochi di Roma 1960. Ma bisogna fare i conti con la realtà. In primis c'è la situazione economica: è difficile chiedere a un Paese che sta affrontando uno sforzo incredibile per contenere il debito pubblico i 10 miliardi di euro stimati per l'investimento iniziale. Ma in tutta onestà, credo che non sia stato questo il problema. Il vero punto credo sia stato la totale inaffidabilità di questa stima. Il nostro Paese si è purtroppo sempre distinto per la grande capacità lievitazione dei costi delle opere pubbliche. Abbiamo migliaia di esempi. Ricordate Italia90? Il G8 della Maddalena? I mondiali di nuoto di Roma? Le opere per i 150 dell'unità d'Italia? L'imminente EXPO di Milano? E non parliamo delle opere di viabilità stradale e ferroviaria che ci costano molto di più rispetto al resto dell'Europa. E' questa la vera questione. I 10 miliardi sarebbero diventati 12? 15? 20? E con quali risultati? Il nostro Paese è da troppo tempo vittima dei predoni specializzati nelle opere pubbliche a tutti i livelli, dei veri e propri professionisti della legalizzazione del furto dalle casse dello stato. Finchè non diventeremo un Paese mediamente onesto, non potremo permetterci questo tipo di eventi.   

lunedì, febbraio 13, 2012

Il bello delle primarie

L'importazione delle primarie è stata una gran bella intuizione del Partito Democratico. Uno strumento che, pur mantenendo una serie di criticità che andranno via via regolate nel tempo, rappresenta un elemento che costringe tutti i partiti del centrosinistra a confrontarsi con gli elettori nella fase di selezione della classe dirigente. E questo vale soprattutto per il Partito Democratico, naturalmente chiamato a essere la forza di maggioranza della coalizione dunque a offrire agli elettori la maggioranza dei futuri amministratori locali. Ma le primarie di coalizione in primo luogo hanno lo scopo di selezionare il miglior candidato tra una serie di persone appartenenti a più partiti o movimenti, per cui non deve destare scandalo nel dibattito pubblico la vittoria di un candidato non indicato dal principale partito. Prendiamo il caso delle primarie di Genova svoltesi ieri, che hanno visto la vittoria di Marco Doria (indipendente sostenuto da Sel) con il 46% dei voti su Marta Vincenzi (sindaco uscente, 27,5%) e Roberta Pinotti (23.6%) indicate entrambe dal PD. E' pacifico che l'indicazione emersa dagli elettori rappresenti la migliore candidatura alla guida della città per le prossime elezioni comunali e si dovrà lavorare tutti insieme per sostenerla, ma a questo punto va aperta una seria discussione all'interno del Partito Democratico genovese. Il problema non è la vittoria di Doria, che ripeto, rappresenta l'essenza delle primarie. Il punto è che il PD non può presentarsi a un appuntamento così importante spaccato a metà. Un partito in questi casi è chiamato a esprimere una sintesi delle posizioni attraverso un candidato unitario. Se non lo ha fatto è evidente che all'interno del PD genovese qualcuno dovrà pagare perchè non è riuscito a esprimere una candidatura unitaria e forte, che non è soltanto interesse del partito, ma di tutta la città.     

venerdì, febbraio 10, 2012

Imparare dalle foibe

Il 10 febbrario, da qualche hanno, è dedicato al ricordo delle vittime delle foibe, lo sterminio di migliaia di persone nelle zone al confine tra Italia ed ex-Jugoslavia. Quella strage fu il tragico compimento di decenni di soprusi e omicidi di massa che colpirono i popoli Italiano e Jugoslavo, a mio parere uno dei simboli della follia ideologica autoritaria del novecento, tesa a governare con l'uso dell'odio nazionalistico, una malapianta che affonda le radici bene in profondità prima di mostrare i suoi veri frutti mortali. 

Tutto inizia nel 1920, quando l'Italia alla fine della prima guerra mondiale annette Gorizia, Trieste, l'Istria, Zara e successivamente Fiume. Con l'ascesa del regime fascista inizia una forte repressione delle minoranze jugoslave, sia fisica sia culturale, tramite deportazioni, discriminazioni, violenze di ogni tipo. Dopo l'8 settembre ci furono i primi fenomeni di uccisione da parte dei partigiani jugoslavi del Tito in Istria e Dalmazia, spezzati dalla violentissima repressione dei nazisti, che intanto occuparono quelle zone mettendo a ferro e fuoco le città e i villaggi che si trovavano sulla propria strada. Sconfitto il regime nazista nel 1945 l'esercito di Tito occupa Trieste e da quel momento iniziò l'epurazione dei cittadini di quelle terre. 

Furono massacrati indifferentemente militari, civili, religiosi, donne e addirittura partigiani italiani che fino al giorno precedente combattevano contro lo stesso nemico. Il movimento di Tito che mutava rapidamente in regime autoritario perseguì di fatto un'operazione di epurazione di massa nei confronti non solo di coloro che perpetrarono anni prima quei vergognosi crimini contro le popolazioni jugoslave, ma di chiunque altro potesse rappresentare una qualsiasi forma di opposizione al nuovo potere. E poi le difficoltà e le angherie subite dagli esuli italiani che scelsero di tornare in Italia dopo il trattato di Parigi in cui si ufficializzava l'appartenenza di quelle terre alla Jugoslavia, da parte proprio di quella patria che scelsero di riabbracciare. E ancora l'immobilismo della politica e della società italiana nel riconoscimento di quella tragedia e della dignità di quei popoli offesi. 

Così le foibe della provincia di Trieste, dell'Istria, Dalmazia, Venezia Giulia e Slovenia si traformarono in fosse comuni che ospitarono migliaia di persone, mutando il significato di quel nome in un qualcosa di cupo e drammatico, uno dei simboli dei frutti del nazionalismo.     
 

giovedì, febbraio 09, 2012

Gli angeli silenziosi.

In questi giorni di freddo intenso non si può rimanere insensibili alla condizione delle numerose persone costrette dalla vita a passare le notti all'aperto, protette soltanto da coperte e cartoni. Eppure questa è una situazione che persiste durante tutto l'anno a dispetto dei nostri occhi distratti dalla fretta e dalle luci delle vetrine. In questi giorni anche io ho fatto più attenzione e ho potuto vedere tante persone che nel silenzio quotidianamente danno una mano offrendo conforto materiale e di spirito a quegli sfortunati. Angeli silenziosi che compaiono quando la vita di strada si fa ancora più dura. Sono appartenenti ad associazioni più o meno organizzate, ma anche tanti cittadini mossi da spirito di solidarietà. L'altra sera mi ha colpito lo spirito materno con cui una signora rimboccava le coperte a un clochard che riposava sopra un cartone davanti all'ingresso di un negozio in via dello Statuto. La stessa familiarità con cui una sua amica ci ha descritto con precisione il numero delle persone sparse nel Rione e i luoghi che le "ospitano". Questo post è dedicato a tutti quegli angeli silenziosi che sono uno dei motori veri del nostro popolo. Grazie di cuore. 

martedì, febbraio 07, 2012

Volutamente infamante.

Mi ha fatto un certo effetto la reazione di Luigi Lusi dopo la decisione del comitato dei garanti del Partito democratico. Ricordiamolo, Lusi è l'ex tesoriere della Margherita e fino a ieri parlamentare del Partito Democratico accusato (e reo confesso) di aver sottratto al suo ex partito 13 milioni di euro. Visto il poco spazio riservato alla notizia rispetto a quando esplose il caso è bene ricordare che il comitato ha deciso all'unanimità per Lusi la cancellazione dall'albo degli elettori e dall'anagrafe degli iscritti. Una decisione senza precedenti per celerità e durezza. Bene, dopo tutto quello che è venuto fuori sulla sua gestione finanziaria della Margherita l'on.Lusi ha avuto l'ardire di criticare il provvedimento del Partito Democratico definendolo "volutamente infamante". Ora vorrei ricordare la definizione di infamia: "condizione morale di chi ha commesso le azioni ritenute più gravi e disonorevoli" e ancora "azioni, parole che per la loro bassezza morale suscitano sdegno". Allora, caro Lusi, è la decisione del comitato dei garanti ad essere infamante o la sottrazione di quelle ingenti somme di denaro?    

sabato, febbraio 04, 2012

La neve sul terzo mondo.

Oggi Roma è bella più che mai. I suoi scorci accarezzati così lievemente dalla neve aggiungono magia alla bellezza. D'altronde si parlava di questa forte nevicata da una settimana. Erano state pubblicate le previsioni in cui si faceva riferimento a un'analoga situazione del 1985 e anche il Comune aveva lanciato l'allerta per i possibili disagi. Per una volta sembrava che tutte le cose fossero state affrontate nella maniera giusta, ma l'ultima parola, si sa, spetta ai fatti. E i fatti sono stati fin troppo eloquenti. Io sono stato tra quelli che ieri hanno impiegato ore per ritornare a casa dal posto di lavoro. Tra quelli abbandonati lungo le strade senza operai nè mezzi di pulizia, nè agenti delle forze dell'ordine, figuriamoci vigili urbani. Costretti a scendere dall'auto nel mezzo di una strada a scorrimento veloce per spingere gli altri veicoli in difficoltà. E poi non parliamo dell'assoluta mancanza di attuazione di un piano per le vie della città, dove i cittadini sono stati abbandonati alla solidarietà della gente, dove non c'è un marciapiede pulito, i mezzi pubblici sono in tilt, dove le autorità per non avere problemi hanno preferito chiudere i cancelli di intere aree pubbliche. Mi sarei aspettato di vedere centinaia di squadre impegnate nella pulizia e nell'organizzazione dell'emergenza, sarebbe stato anche un spot per il sindaco Alemanno. Invece niente, la solita organizzazione da terzo mondo. E' inutile girarci troppo attorno, è l'unica cosa che può fornire questa amministrazione di inetti. 

Non voglio un genio, un grande personaggio, un mito, un super uomo: mi basta un Sindaco.

giovedì, febbraio 02, 2012

I Lusi

I Lusi sono degli esseri parassitari che esistono da sempre sulla faccia della terra. La conservazione della loro specie è sempre stata garantita dalla capacità di traformarsi ed evolversi in base ai contesti e ai periodi storici. 
L'habitat naturale dei Lusi è costituito dai palazzi del potere politico ed economico. 
La catena alimentare di questi piccoli esseri è costituita principalmente da finanziamenti pubblici, ma quando capita non disdegnano i risparmi della povera gente.
I Lusi hanno grandi capacità di mimetismo e sono silenziosi, il che permette loro di poter agire in tranquillità senza fare troppo rumore. 
I Lusi sono voraci, non riescono a placare la loro fame. 
I Lusi sono esseri solitari ma sanno lavorare benissimo in branco. 
I Lusi si attacano alla preda fino al momento della sua morte.  

Via i Lusi dalla politica italiana.

martedì, gennaio 31, 2012

Catanzaro: dove eravamo rimasti?

Dopo le dimissioni da primo cittadino di Michele Traversa, l'ufficializzazione della candidatura di Salvatore Scalzo a Sindaco della città di Catanzaro per il centrosinistra apre in maniera definitiva la nuova fase della vita politica del capoluogo. Ma per ripartire alla grande è bene sempre fare un esercizio di memoria e chiedersi: dove eravamo rimasti? Le amministrative del 15 e 16 maggio 2011 si conclusero con una netta vittoria al primo turno di Michele Traversa, che raccolse il 62% dei voti staccando di un abisso proprio Salvatore Scalzo, fermo (si fa per dire) al 32,54% e poi via via tutti gli altri. Quella fu una campagna trionfale per Traversa, non per la bravura nella sua conduzione ma per la strada tutta in discesa derivante dalle aspettative che la città nutriva per l'ex presidente della provincia, dal sodalizio con gruppi di potere della città e dall'assenza della politica attiva da parte dei partiti di centrosinistra. I partiti principali, come mostrano i dati di allora, rappresentarono in città una netta minoranza nelle preferenze di voto, tanto che i due partiti più grandi d'Italia spuntarono un 6,08% (PD), un 10,16% (PDL) e a ruota tutti gli altri, segno di bassissima incidenza media del voto d'opinione causato da una gestione personalistica della politica cittadina. Ma in questa situazione pesantissima per la prima volta abbiamo assistito ad alcuni segnali in controtendenza. La candidatura di Salvatore Scalzo ha indubbiamente liberato una massa di energie da sempre represse tra i catanzaresi vicini e lontani. E' stato questo il vero tratto dominante della campagna elettorale. Per la prima volta i giovani hanno avuto lo spazio per muoversi liberamente e dare sfogo alla creatività e alle idee, sotto l'ala protettrice dei vertici nazionali del Partito Democratico decisi a scavalcare la classe politica regionale che da troppo tempo puzza di marcio. Nonostante la bontà della proposta di governo era oggettivamente impossibile vincere in una città cristallizzata da decenni di gestione clientelare della politica, ma in quelle settimane è stato gettato il seme del futuro di Catanzaro, che ha dato anche da subito dei piccoli frutti rappresentati da quei voti disgiunti a favore di Scalzo. Ma il vero grande merito è stato quello di non mollare dopo la batosta elettorale, una reazione che sarebbe stata comprensibile per le tante persone che per la prima volta si affacciarono alla politica. Ed è qui che sono state gettate le basi per il prossimo governo della città. Nel lavoro di costruzione dei soggetti politici e dell'associazionismo, nella disponibilità gratuita di tanta gente che lontana dalla competizione elettorale ha continuato a dare il massimo per Catanzaro. E' qui che stanno crescendo gli amministratori della città di domani, dalla politica dal basso che porterà con sè il voto d'opinione. Perchè Catanzaro ha bisogno di gente che la ami e che metta al servizio tutte le competenze che ha a disposizione. Forza ragazzi, il futuro è nostro! Inevitabilmente.