Il 2010 sarà un anno importante per il mondo, l'Italia, per ognuno di noi. A livello globale si stanno definendo nuovi scenari, la rivoluzione verde in Iran, le nuove frontiere del terrorismo, il comportamento della gestione Obama, il ruolo di Russia, Cina e India, per non dimenticare le possibili evoluzioni degli strascichi pluriennali di guerre e simili. Poi c'è la famigerata crisi, che nei prossimi mesi continuerà a colpire a casa nostra, nonostante l'informazione di regime, a suon di licenziamenti e tagli per tutti i gusti. Potrà essere un anno fondamentale per l'Italia, nel bene o nel male. Nutro sempre la speranza di liberarci da zavorre che da troppo tempo tendono ad asfissiarci, a bloccare un naturale sviluppo democratico, economico e sociale della nostra gente. Ma la speranza da sola non è nulla, senza l'impegno personale si trasforma automaticamente in illusione. Dobbiamo lavorare tutti affinchè la speranza sia un punto d'arrivo fattivo, non un discorso filosofico. E allora diamo espressione al nostro malessere soprattutto giovanile, ma anche di lavoratori, genitori, pensionati, immigrati, cittadini, senza dimenticare la dimensione dell'alternativa. La cosa di cui ha più bisogno l'Italia è la programmazione e il perseguimento di quei grandi obbiettivi sociali che ci permetterebbero di diventare una democrazia matura, nonostante le resistenze ultraconservatrici e provinciali forgiate a immagine e somiglianza di un personaggio che ha condizionato la politica da quando avevo l'età di 12 anni (ora vado per i 28). Il mio augurio per tutti noi è di trovare tutta l'energia necessaria a smantellare questo blocco presente in tutti gli schieramenti politici (anche se in proporzioni parecchio diverse), per sentirci davvero parte di questo Paese.