Per oggi solo un pensiero a tutte le vittime delle persecuzioni religiose. Lo spunto, fin troppo lampante, lo fornisce la morte di monsignor Faraj Rahho, il vescovo caldese di Mosul, in Iraq. Il religioso era stato sequestrato dopo aver celebrato la via Crucis il 29 febbraio scorso. Pur non sapendo ancora se la morte sia stata causata in modo violento o da circostanze naturali resta il dolore oltre che umano, anche morale. Siamo nel 2008, ma ancora nel mondo l'intolleranza religiosa dilaga in tutti i sensi. Se pensiamo che solo fra i cristiani si contano milioni di perseguitati in tutto il mondo, le dimensioni che si definiscono appaiono spaventose. E se pensiamo alle discriminazioni di tipo culturale (e non per questo meno violente) di tutti i giorni lo scenario appare ancora più tragico. In questa circostanza le parole del Papa possono incarnare il sentimento di molti, anche dei non cattolici: ''questo tragico evento richiami ancora una volta e con più forza l'impegno di tutti e in particolare della comunità internazionale per la pacificazione di un Paese così travagliato''.
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