Questa settimana si è parlato molto delle manifestazioni degli "indignati" in molte città italiane, che si ispirano al movimento degli "indignados", di cui ho scritto a suo tempo (maggio di quest'anno). A scanso di equivoci dico subito che ogni forma di espressione del malessere è sacra, soprattutto se coinvolge persone che per la prima volta si interessano alla cosa pubblica, però questo non deve inibirci dal porci degli interrogativi e muovere delle critiche.Il primo interrogativo alla luce delle proteste degli ultimi giorni riguarda il target principale della protesta, cioè la Banca d'Italia. Quale mente perversa ha potuto pensare che quello sia il problema centrale della nostra condizione? E chi non capisce che Mario Draghi (anche se ormai in partenza verso la BCE) è uno dei contrappesi credibili a livello internazionale rispetto alla sciatteria berlusconiana? E poi, qual'è lo scopo delle manifestazioni? Non intravedo un disegno, un percorso organico che metta davvero alle strette una classe politica allo sbando. Su questo non riesco a non convincermi che l'unico modo per mandar via chi ci governa (di tutti gli schieramenti) sia la partecipazione attiva all'interno dei partiti, la vitalità delle proposte, la competizione (anche)generazionale. E' questa la battaglia che dobbiamo combattere, è questa la battaglia che dobbiamo vincere. Non sarà il populismo paragrillino, la politica che si nasconde dietro l'immagine del comico per poter spedire "vaffa" a chiunque (che in pratica è l'assecondare e usare come arma di coinvolgimento aspetti deteriori del nostro popolo, come fa Berlusconi in altri campi), a risollevare il nostro Paese. Serve l'impegno quotidiano, la visione complessiva di un'Italia più moderna, la disponibilità a discutere con chiunque pur di risolvere i veri problemi dell'Italia. Per questo mi sconforta (ma comprendo) la notizia che la questura non ha dato al nostro circolo PD il permesso di aprire il nostro consueto tavolino in piazza per il prossimo sabato. Problemi di sicurezza, dicono. L'antipolitica spinge e può trasformare alcuni in schegge impazzite. E mi fanno ridere e anche un po' rabbia quei capi popolo per ogni stagione che "guidano" anche questa mobilitazione. Sono anni che saltano da un movimento all'altro e che grazie a questi (e alla tanta brava gente che vi ha partecipato) hanno ottenuto visibilità e anche denaro. Come avviene in politica purtroppo anche le piazze sono troppo piene di volti noti e professionisti della protesta.
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