sabato, luglio 07, 2007

"Uno a Zero per Noi".

Ci sono voluti sei anni per far uscire le prime registrazioni delle chiamate al 113 da parte dei poliziotti durante il G8 di Genova. Nel link che vi lascio ci sono frasi da far rabbrividire chiunque. Si nota, da parte delle forze dell'ordine, tutto l'odio nei confronti dei manifestanti, che si trasforma addirittura in ironia parlando della morte di Carlo Giuliani. La funzionaria della polizia ha detto "uno a zero per noi". Ma la cosa che più fa arrabbiare è che ancora oggi una parte del mondo politico giudica quelle operazioni di polizia, carabinieri e guardia di finanza, tra cui la macelleria della scuola Diaz, corrette e normali. Giudicate voi.


10 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Icaro, ti invito anche a considerare l'odio che gli stessi manifestanti covavano per le forze dell'ordine, le quali più delle volte sono bersaglio della violenza di chi popola certe manifestazioni. Se la tragedia avesse colpito un rappresentante delle forze dell'ordine, non mi meraviglierebbe trovare la stessa ironia nei discorsi di un manifestante nei confronti di una tragedia come la morte. Il problema è che si controlla sempre troppo da una parte e troppo poco dall'altra...

Cesare Dornetti ha detto...

Le tensioni tra manifestanti e forze di polizia ci sono sempre state, ma a Genova si è esagerato. Considerando che nel fatto specifico della morte di Giuliani mi sento di dare ragione al carabiniere, per il resto ci sono stati gravi colpe del comando. Due di queste sono le più pesanti. La prima è stata il reclutamento. A Genova si sono visti troppi carabinieri giovanissimi, senza molta esperienza, e filo mussoliniani, con l'odio radicato verso i manifestanti. La seconda riguarda gli ordini sul campo. In molti documentari si vedono carabinieri che stanno a guardare i black bloc in azione, per poi caricare soltanto la gente normale. Per non parlare della macelleria Diaz, in cui sono state portate dalla polizia le armi che avrebbero costituito la prova che in quella scuola c'era un covo di violenti (in una delle registrazioni un carabiniere dice "spostate le molotov").

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con te per quanto riguarda gli errori nel reclutamento, ma a mio avviso più che odio radicato di ispirazione fascista si è trattato di vera e propria "paura" di chi, chiamato a mantenere l'ordine, si è trovato catapultato in una realtà più difficile e drammatica del previsto. In quei momenti, immagino l'unica cosa che ti passa per la mente è tornare a casa vivo.. Sui documentari, è necessario considerare che ogni reportage calca la mano sull'aspetto che in quel momento è più "conveniente" far arrivare al pubblico.. Purtroppo nn sapremo mai la verità..

Anonimo ha detto...

io ho visto un video in cui degli agenti mostravano i santini di mussolini che avevano nei portafogli. poi secondo me icaro ha ragione nel sostenere che gli errori maggiori sono stati commessi dai capi, più che dai singoli uomini sul campo.

Anonimo ha detto...

Può benissimo esserci la "mela marcia" in ogni ambiente, anche nelle forze dell'ordine.. E nn nego gli errori di "comando"... Ma, permettimi, anche tu Aurelia parli di video, di documentari... e sappiamo tutti come questi "risentano" delle idee, politiche ed etiche del giornalista che li realizza.

Cesare Dornetti ha detto...

Date un'occhiata a questo... è americano
http://www.youtube.com/watch?v=bK58QeERLx0&mode=related&search=

Anonimo ha detto...

Ho visto il documento caro Icaro, la realizzazione ne giustifica il "taglio" giornalistico. Sento la necessità però di sottolineare l'unilateralità dell'analisi. Non posso non essere d'accordo con il messaggio che trasmette, ma non mi sento di fermare qui la mia riflessione. Ogni individuo deve veder tutelati i propri diritti, ma questo deve valere anche per chi serve lo Stato, con il rischio che comporta. Specie per quanto riguarda il diritto di tornare dalla propria famiglia con le proprie gambe, dopo aver rischiato la vita. A Genova oltre a tanta gente normale c'erano molti potenziali assassini che utilizzavano i cortei "pacifici" per nascondersi, e, in certe situazioni, non puoi farti troppi scrupoli, ne vale la tua vita.
Grazie

Anonimo ha detto...

non ho capito il concetto, o meglio spero di non averlo capito. si, c'erano potenziali assassini, quindi bisogna fare gli assassini? bisogna accerchiare in 5 o più persone un ragazzo e massacrarlo di botte? perchè non gli si mettono le manette e lo si denuncia, se ha commesso degli illeciti? mi dispiace, la scusa non regge. tra i poliziotti in molti hanno avuto un comportamento corretto, ma in molti hanno semplicemente sfruttato la loro posizione. la giustizia del manganello ricorda quella del ventennio...è non è una grande cosa...

Anonimo ha detto...

Scusami la brutalità Giulia, ma in certe situazioni al minimo sospetto, fondato o no, non c'è tempo di verifiche di chi hai davanti e di manette, sennò ti ritrovi, e faccio solo un esempio, un coltello nello stomaco.. e stai sicura, ci mette molto meno tempo ad arrivarti addosso una mano con un coltello che tu a mettere le manette a quella mano. Trovo anche abbastanza strumentale ricondurre sempre questa vicenda ai fatti di un certo periodo, come al ventennio possiamo ricondurla anche a molti altri fatti del dopoguerra, degli anni 70.. perchè nn li prendiamo in considerazione? i metodi erano quelli anche se nn imposti dal sistema.

Anonimo ha detto...

si cita sempre il ventennio perchè è il simbolo della violenza usata dal potere per il potere. in italia di violenza se n'è vista tanta anche dopo e anche da chi andava contro lo stato (sbagliando). ma se diciamo che tutti quei movimenti antistato sbagliavano a usare violenza, dobbiamo riconoscere l'errore anche nella brutalità della violenza di stato.