venerdì, settembre 21, 2012

Niente scuse

Come volevasi dimostrare. Renata Polverini non si è dimessa da presidente della Regione Lazio, nonostande lo scandalo destato dal fiume di denaro pubblico sperperato da elementi importanti della maggioranza che la sostengono. Un comportamento in pieno stile berlusconiano, quello che resiste al senso di vergogna sperando (spesso a ragione) nella memoria corta degli Italiani per superare i momenti più difficili. Parliamo di milioni di euro buttati per assecondare vizi e per comprare elettori, anch'essi corresponsabili di questo scempio. Sono proprio quelle oltre ventisettemila preferenze ricevute da Fiorito che stridono con quella cinghia che i cittadini sono sempre più costretti a stringere. E allora a nulla serve dire che il presidente non ne può sapere nulla e che la cosa riguarda il consiglio, perchè è lo stesso meccanismo emerso ad aver generato una parte del consenso che ha portato la Polverini alla Regione. Quindi niente scuse. E niente scuse neanche per tutti i consiglieri appartenenti agli altri partiti, perchè nella migliore delle ipotesi non si sono ribellati e spesso hanno sfruttato privilegi per tornaconto personale. E' il momento di spazzar via questi personaggi con un bel colpo di scopa, di togliere le incrostazioni di una classe dirigente avida e incapace. Abbiamo bisogno di persone responsabili e capaci. Questa volta non ci sono scuse.  
 

giovedì, settembre 13, 2012

Rispetto.

A scanso di equivoci lo dico subito: alle prossime primarie del centrosinistra non voterò per Matteo Renzi. Detto questo vedo in giro un clima che non mi piace, un atteggiamento sbagliato nei suoi confronti. La sufficienza, lo sberleffo a volte a limite dell'insulto non fa che ridurre la competizione politica a una stupida e inutile lotta tra fazioni. No, così proprio non va, e onestamente va contro lo spirito stesso delle primarie, che devono essere un elemento di arricchimento per il partito e per la coalizione. E allora che sia una competizione all'insegna delle idee, dell'innovazione, anche con toni accesi, ma con il necessario rispetto reciproco. Quel rispetto che sarà anche nei confronti di tutto il popolo del centrosinistra, che ha bisogno di tutto tranne che di nuove risse. E poi, più cinicamente, credo che l'attacco alla persona sia un discreto boomerang per il consenso. E allora programmi, idee, vedute e squadre. Mettiamo questo sul tavolo, il nostro vero grande capitale che dovremo mettere a frutto a servizio del Paese.         

lunedì, settembre 10, 2012

Il nostro abbraccio

Mi fa riflettere oggi leggere alcuni commenti sui vari siti a proposito della conclusione del discorso di Pierluigi Bersani in occasione della chiusura della Festa dell'Unità nazionale svoltasi a Reggio Emilia. Commenti spesso sarcastici, a volte rabbiosi, altri addirittura chiaramente xenofobi. C'è chi scrive che quella di Bersani sia stata una ridicola trovata pubblicitaria, per darsi un "tono di sinistra". Evidentemente questa gente non sa o fa finta di non sapere che Bersani in persona, da quando è segretario del Partito Democratico, dà voce alla legittma richiesta dello ius soli. E inoltre ignora l'ormai vasta produzione di proposte di legge che i Democratici promuovono, oltre all'impegno sul campo nelle campagne di sensibilizzazione e dell'elaborazione di nuove politiche per l'inclusione. Tra i meriti della gestione Bersani e del Forum Immigrazione spicca sicuramente il nuovo approccio alle tematiche dell'immigrazione, un tempo relegate al silenzio soprattutto in prossimità degli appuntamenti elettorali. Il dogma "Parlare di immigrazione fa perdere voti" in un Paese imbarbarito da troppi anni di terrorismo mediatico è stato così affrontato a viso aperto, con coraggio, riuscendo ad apporre all'approccio puramente solidaristico (senza distruggere il senso di solidarietà sociale) la razionalità che deve contraddistinguere una forza di governo. E allora quell'abbraccio era anche il mio abbraccio e di tutti quelli che lavorano ogni giorno per questa battaglia di civiltà. Tutto il resto sono solo chiacchiere.    

venerdì, settembre 07, 2012

Quando finirà questa strage?

Le notizie che ci giungono in queste ore da Lampedusa ci descrivono l'ennesima tragedia della disperazione. Non ci sono ancora numeri ufficiali, ma le dimensioni sono quelle di una strage. Una strage di uomini, donne e bambini. Persone molte delle quali aveva già un lungo viaggio alle spalle prima di imbarcarsi su quella maledetta nave. Una strage di sogni, di speranze di un'idea di un futuro migliore da vivere lontano dalla propria terra, spesso troppo avara di rispetto per i propri figli. Una strage, quella nel Mediterraneo, lunga e costante, fatta di gente che sparisce nelle sue acque nell'indifferenza di troppi. Una strage che stride con lo spregevole appellativo di "clandestino" con cui vengono sbrigativamente etichettati quei migranti che sono costretti ad affidare la propria vita nelle mani di gente senza scrupoli che della disperazione fanno business. E anche in nome di tutte queste vittime che bisogna con decisione prendere provvedimenti seri ed efficaci che coinvolgano progetti di cooperazione internazionale, una rete efficiente di controllo e soccorso, un lavoro di intelligence nei confronti del mercato di esseri umani e soprattutto una piena condivisione delle problematiche  legate ai fenomeni migratori a livello euromediterraneo. E poi in Italia una legislazione più equa e un trattamento più umano. Quante vittime dovranno ancora morire?  

martedì, settembre 04, 2012

L'uomo del dialogo non può bastare.

In questi giorni la morte del cardinale Martini ha avuto un grande peso all'interno delle trasmissioni di informazione e approfondimento della nostra tv, oltre che uno spazio considerevole su giornali e web. Un interesse dei media che ha forti riscontri nella statura del personaggio agli occhi dei molti italiani che hanno visto in lui una figura autorevole e per la quale non si poteva che nutrire un profondo rispetto. La parola d'ordine "sembrava" dettata dall'alto, per quanto i titoli fossero uniformi ma non esaustivi: "l'uomo del dialogo" francamente mi sembra un po' riduttivo. Senza entrare troppo nel merito, l'impressione è che quasi sia stato dato un indirizzo sui temi da affrontare in questi giorni di trasporto emotivo da parte della comunità cattolica (e non solo). Accentuare la propensione al dialogo di Martini per non parlare delle convinzioni che hanno guidato il cardinale per tutta la vita ma in contrasto con le direttive ufficiali della chiesa cattolica. 

Proprio per uscire da questo sentiero tracciato dai media vorrei spendere due parole sulla lettera della nipote Giulia al cardinale Martini, uscita oggi sul Corriere della Serra (allego il link). Una lettera scritta in linguaggio semplice che racconta gli ultimi giorni di Martini e il trasporto della famiglia. Un testo che mette in primo piano la naturalezza e la dignità di una vita che termina senza accanimenti di alcun tipo, per scelta del diretto interessato. Una lettera che dovrebbe far riflettere quanti vorrebbero applicare il proprio fondamentalismo (mi chiedo di quale pseudoreligione) alla vita altrui, imponendo pratiche che poco hanno a che fare con la pietà umana, in nome di non so quale concetto di vita. Spero che in questi giorni si parli anche di questo e di altri aspetti del pensiero di Carlo Maria Martini: "l'uomo del dialogo" è troppo comodo, non può bastare.