Appena tornato dalla sede del PD Roma con in mano la lista dei fuori sede che domani voteranno nel seggio di cui sarò presidente. E' tardi e sono stanco. Questa campagna per le primarie è stata lunga e dura, vissuta contemporaneamente al lavoro quotidiano. La grande massa di volontari del centrosinistra ha mobilitato la gente, l'ha coinvolta offrendo informazioni e punti di vista, stimolando il dibattito in tutte le sedi. E' stata una campagna esaltante e una grande prova di volontà. Le primarie sono una gran fatica, ma tirano fuori uno dei grandi valori della sinistra, che è la partecipazione collettiva alle scelte, il sentirsi parte attiva nell'indicazione di una strada da percorrere. Un'energia che si sente, un'aspirazione che si tocca con mano. E per questo stare dalla parte di chi organizza questa grande espressione di democrazia rende indubbiamente orgogliosi, a prescindere dal risultato della consultazione. Questo è lo spirito che guida chi ha lavorato tanto a tutti i livelli durante questa grande cavalcata. Ora tocca agli elettori trasformare questo grande lavoro in un evento significativo per il nostro Paese, con la partecipazione e l'affetto nei confronti del principio di condivisione delle scelte. Tocca agli elettori fare di una normale domenica di novembre una grande festa democratica. Vi aspettiamo nelle migliaia di seggi elettorali. Ora tocca a voi!
domenica, novembre 25, 2012
giovedì, novembre 22, 2012
Vinceremo noi.
Sono sicuro, alla fine vinceremo noi, ma intanto è dura assistere a tanta disperazione. E' difficile placare i sentimenti di compassione e rabbia pensando a un ragazzino di quindici anni che decide che non val più la pena vivere e decide di soffocare la sua sofferenza annodandosi una sciarpa intorno al collo. E succede a Roma, non in un paesello sperduto e represso. Lo so, alla fine vinceremo noi, ma tutto questo è inaccettabile, come i troppi silenzi delle istituzioni e i pochi investimenti sui progetti sociali. Come tutti quelli che stanno impedendo in parlamento di produrre una legge chiara che istituisca l'aggravante per i reati mossi da omofobia. Non sarebbe una soluzione al problema, ma un passo obbligato si. E la convinzione che alla fine vinceremo noi non mi fa arrabbiare di meno pensando a tutte quelle personalità pubbliche che ancora propugnano idee rivoltanti a proposito dell'omosessualità. Malati, deviati, innaturali. Mattoncini che costruiscono muri tra le persone, incidendo sulla cultura di un paese intero e delle sue generazioni di giovani e adulti. Quante vite dovremo ancora bruciare, quanta sofferenza dovremo imporre, quante esistenze trovremo spezzare? Che amarezza e che rabbia vedere una vittoria certa ma lontana, un paese futuro privo di pregiudizi e le tante persone che non ce la faranno a viverlo.
martedì, novembre 20, 2012
Una vergogna, una speranza.
Ci sono momenti in cui nel mondo succedono cose talmente struggenti che risulta difficile scriverne e addirittura parlarne. Qualsiasi parola è insufficiente, ogni espressione di cordoglio, solidarietà e rabbia risulta banale. Ma come si fa tuttavia a tacere di fronte alle stragi causate dall'escalation del conflitto israelo-palestinese? Come possiamo restare indifferenti davanti a quei corpi di bambini dilaniati dalle esplosioni? Quelle immagini e quei boati sono i simboli di una vergogna per la civiltà umana, che ha deciso in nome di una fantomatica vittoria finale di sacrificare anche i propri figli, davanti all'immobilismo della comunità internazionale. E chi non muore cresce mutilato della propria serenità, di un pezzo di libertà, delle proprie legittime aspirazioni di vivere una vita migliore. Tutte vittime, senza distinzione alcuna. Vittime e speranza allo stesso tempo. Soltanto una nuova generazione di classe dirigente israeliana e palestinese potrà cambiare l'inerzia di questo conflitto pluridecennale, guidato ancora oggi da troppi di quanti presero parte all'inizio del conflitto stesso e che ne hanno fatto una ragione di vita. La generazione che non avrà come obiettivo l'annientamento del nemico, ma la voglia di guardare al futuro con serenità, praticando il dialogo, la conoscenza e il rispetto reciproco. Soltanto queste vittime potranno riconoscersi vicendevolmente e scoprirsi dalla stessa parte, così distante da quei razzi che uccidono ogni giorno troppi innocenti. Ma la notte è ancora lunga e buia, come il timore che il sangue scorrerà ancora per molto tempo su quella terra martoriata.
lunedì, novembre 12, 2012
Berlusconi Game Over: un anno dopo.
Un anno fa si chiudeva un'era. Berlusconi andava
al Quirinale per rassegnare le dimissioni da Presidente del Consiglio dopo il
collasso dello spread e il fantasma del default di una delle potenze economiche
più importanti del mondo. Ricordo quella notte magica in cui migliaia di
persone si riversarono spontaneamente per strada, "accompagnando" con
canti, urla e imprecazioni la fine del regime Berlusconiano.Tanta gioia ma
nessuna spensieratezza. La convinzione di dover ricostruire l'Italia dal giorno
successivo era ben presente in tutti noi, così come era chiaro che il percorso
da seguire sarebbe stato lungo, tortuoso, difficile e doloroso. Ma quella notte
andava vissuta e fu una parzialissima ricompensa per tutte le battaglie
combattute in tutti gli anni precedenti, quando sotto il fuoco dei mezzi di
informazione non ci stancammo mai di metterci la faccia. E allora che goduria
rivedere ancora oggi gli articoli dei giornali del giorno dopo che ci
definirono "sciacalli"! A un anno di distanza, possiamo dire che il
percorso che immaginavamo è stato intrapreso tra grandi sacrifici. Ora è giunto
il momento di cambiare pagina e dare una sferzata al nostro Paese. C'è da
stringere i denti, pensare, immaginare e ripartire. Soltanto così ci
riapproprieremo delle speranze che per troppo tempo ci sono state negate.
mercoledì, novembre 07, 2012
Occhi rossi
Stamattina guardandomi allo specchio ho avuto la prova tangibile del mio bruciore. Un bel paio di occhi rossi, gli occhi di chi ha fatto molto tardi e soccombe alla sveglia inesorabile delle 6:30. E' stata una notte tesa quella delle elezioni americane, così lontane ma così influenti per la vita di tutti noi. Si, perchè la conferma di Barack Obama alla Casa Bianca consente di proseguire il percorso del dialogo tra le nazioni, scongiurando il pericolo di dover fare i conti per quattro anni con una destra americana chiusa ed egoista. E allora stamattina mi ha fatto piacere lo scambio di sorrisi accennati tra i tanti occhi rossi sconosciuti al banco del bar sorseggiando un buon cappuccino. Oggi, considerando le poche ore di sonno, sarà un giorno un po' in salita, ma sarà un buon giorno. E ora tocca a noi europei completare la riscossa democratica e progressista, il completamento di un grande fronte comune che guardi alle grandi sfide dei nostri tempi con uno spirito innovativo e solidale. Tutto sommato di questi occhi rossi ne vado un po' fiero.
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