Sono sicuro, alla fine vinceremo noi, ma intanto è dura assistere a tanta disperazione. E' difficile placare i sentimenti di compassione e rabbia pensando a un ragazzino di quindici anni che decide che non val più la pena vivere e decide di soffocare la sua sofferenza annodandosi una sciarpa intorno al collo. E succede a Roma, non in un paesello sperduto e represso. Lo so, alla fine vinceremo noi, ma tutto questo è inaccettabile, come i troppi silenzi delle istituzioni e i pochi investimenti sui progetti sociali. Come tutti quelli che stanno impedendo in parlamento di produrre una legge chiara che istituisca l'aggravante per i reati mossi da omofobia. Non sarebbe una soluzione al problema, ma un passo obbligato si. E la convinzione che alla fine vinceremo noi non mi fa arrabbiare di meno pensando a tutte quelle personalità pubbliche che ancora propugnano idee rivoltanti a proposito dell'omosessualità. Malati, deviati, innaturali. Mattoncini che costruiscono muri tra le persone, incidendo sulla cultura di un paese intero e delle sue generazioni di giovani e adulti. Quante vite dovremo ancora bruciare, quanta sofferenza dovremo imporre, quante esistenze trovremo spezzare? Che amarezza e che rabbia vedere una vittoria certa ma lontana, un paese futuro privo di pregiudizi e le tante persone che non ce la faranno a viverlo.
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