A volte si leggono cose sconvolgenti, ma ancora più sconvolgente è pensare che quelle cose qualcuno le ha pensate e non prova vergogna a esternarle. E ci si sconvolge anche se quei pensieri vengono espressi da soggetti per cui non si nutre alcuna stima. Oggi mi sono imbattutto in un post uscito su pontifex roma dal titolo"Le donne e il femminicidio, facciamo sana autocritica. Quante volte provocano?", un concentrato di frustrazione maschile e bigottismo prodotto da Bruno Volpe. La sua teoria è che la responsabilità della violenza sia da condividere tra l'aggressore e la vittima. Si, perchè le donne troppo spesso provocano l'uomo e lo schiacciano, lo stordiscono. Quindi secondo Volpe è legittimo porsi la domanda "Quante volte vediamo ragazze e anche signore mature circolare per la strada in vestiti provocanti e succinti? Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre, nei cinema, eccetera?". E soprattutto liquida con un "Potrebbero farne a meno" la soluzione al problema della violenza subita. Quindi, nella migliore tradizione di chi imprime violenza psicologica, consiglia alle donne di porsi la domanda "forse questo ce lo siamo cercate anche noi"? E che dire di tutti quei perizomi e reggiseni esposti in vetrina? uno schifo!!!
E' evidente che chi ha scritto un articolo del genere abbia una visione distorta del rapporto uomo-donna, che giustifica da parte dell'uomo la corrispondenza tra il desiderio represso e il diritto al possesso. Per quanto mi riguarda, una donna in minigonna mi ha da sempre generato al più una sensazione positiva di piacere, niente di più, e una vetrina di intimissimi non mi ha fatto mai venire voglia di picchiare nessuno. E' evidente che se a qualcuno queste cose fanno scattare altre molle il problema è solo ed esclusivamente il suo.
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