Quella campagna pubblicitaria è uscita da tempo, ma ora per me la cosa sta degenerando. Ogni mattina dall'autobus 452, su via della Serenissima qui a Roma la mia vista impatta su un cartello 6x3 che dice:"Malavitosi? Si, siamo calabresi". Associando la frase cretina (dovrebbe essere una provocazione?) all'espressione dei ragazzini fotografati le scatole iniziano a ruotare vorticosamente. Che dire? Da Calabrese questa campagna pubblicitaria mi fa schifo. Non solo uno sta fuori casa e soffre per le condizioni in cui riversa la propria terra, ma la sua regione paga qualche splendido pubblicitario per farti perseguitare. Mi dispiace dirlo, ma questa volta Toscani ha toppato. Un appello: togliete il cartellone da via della Serenissima.
6 commenti:
certo...bella presa per il c...
La Regione Calabria farebbe meglio a spendere in altri modi tutti i soldi che ha investito male sulla pubblicità.
la provocazione è forte e sembra aver dato qc frutto, visto che se ne sta parlando anche ora...mentre prima nn si diceva niente a riguardo di questi facili quanto immaginifici luoghi comuni ora mi sembra che almeno se ne stia parlando.
mi sembra un modo per far risvegliare nei calabresi la voglia di urlare NON E'VERO!!!quindi per quanto discutibile...efficace!
Io la proporrei rivolta a tutta l'Italia, del tipo: "corrotti? si siamo Italiani" oppure:"evasori fiscali?si siamo Italiani"o nn so,se ne potrebbero trovare milioni,le persone oneste si sentiranno colpite, le altre nn potranno replicare...dai è un pò come esorcizzare delle paure...e smuovere delle coscienze critiche che negli ultimi anni si sono un pò assopite.
Non credo che una campagna promozionale possa far superare i luoghi comuni. I Calabresi non hanno bisogno di spot per certificare il loro non essere incivili, malavitosi, e così via...
Riguardo al messaggio dei cartelloni, la cosa che mi fa veramente impazzire è la scritta: "Gli ultimi saranno i primi". Un'improvvisa illuminazione religiosa? Un avvertimento agli altri del tipo "trattateci bene o sono affari vostri"? E poi non mi sento l'ultimo (e non ci sarebbe niente di male).
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