Ancora conservo le vibrazioni della giornata di ieri. Una giornata bella, intensa, che ha unito una buona parte del Paese. Penso a ieri e vedo un popolo che finalmente ha alzato la testa per guardare più lontano, stanco delle promesse, dell'aggressività, dello sfaldamento sociale. Ma il mio pensiero più insistente è verso noi giovani. Oggi proprio non mi abbandona la sensazione che forse il nostro tempo è arrivato. In questi ultimi due anni ho visto il baricentro della vitalità politica spostarsi (anche se c'è davvero tanto da migliorare) verso di noi. E la nostra generazione ha l'obbligo di prendere in mano il Paese allontanandoci dai troppi cattivi maestri che ci hanno preceduto. Noi stiamo pagando la crisi economica, morale e sociale causata da altri, dalla condotta di un popolo che troppo spesso ha smarrito i valori dell'onestà, del civismo, del rispetto reciproco e della dignità del lavoro. Ed è proprio il lavoro il simbolo più palese della nostra condizione, usato come mezzo di ricatto e sopraffazione, sfruttamento, frustrazione e soprattutto isolamento. La nostra vera battaglia sarà proprio quella di uscire da questo isolamento, per sentirci tutti assieme più forti, perchè siamo forti, nonostante le troppe etichette che ci vengono appiccicate addosso. E allora liberiamoci da ogni remora, incontriamoci, sprigioniamo le nostre idee e lavoriamo per i nostri sogni.
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