martedì, dicembre 27, 2011

Edison e le altre

La notizia dell'accordo tra EDF (Electricitè De France) e i soci italiani di Edison, che vede i francesi acquisire il controllo di quest'ultima con una quota di capitale pari a circa l'80% è solo una tessera del complicato puzzle che sta determinando il progressivo passaggio di forti realtà industriali del nostro Paese nelle mani di investitori stranieri. In questi ultimi mesi e anni stiamo assistendo all'abbandono dei capitali italiani nei confronti di imprese che hanno fatto la storia e continuano a fare il PIL italiano. Proprio quest'anno abbiamo assistito ad altri due grandi colpi da parte di gruppi d'oltralpe, come la Parmalat finita nelle mani del colosso Lactalis e Bulgari passata sotto il controllo di LVMH. E non dimentichiamo negli scorsi anni Fendi, Bottega veneta, Ferrè, BTicino, Valentino e tanti altri marchi che sono passati nelle mani di gruppi stranieri. Ora non voglio fare dei discorsi sull'italianità delle aziende, perchè è evidente che il mercato debba essere libero di esprimersi in una dimensione internazionale, però mi chiedo perchè la classe imprenditoriale italiana non faccia nulla per contrastare questa progressiva perdita di controllo delle risorse del sistema economico globale del Paese. Si, perchè questa perdita di pezzi importanti genera nel medio periodo un impoverimento generale dell'economia nazionale. Faccio un esempio lampante, quello dei gruppi della grande distribuzione, tra i quali in Italia godono ormai di una posizione dominante le francesi Auchan e Carrefour. Secondo voi queste aziende con chi faranno  prevalentemente accordi commerciali per le forniture dei prodotti alimentari? E' un dato di fatto che in queste catene si trovino molti prodotti realizzati o distribuiti da aziende francesi, cosa del tutto comprensibile da un punto di vista economico. E allora il punto è proprio questo, la classe imprenditoriale italiana avrebbe tutto l'interesse a trattenere il controllo di società strategiche nei vari campi, capaci di dare ossigeno ad interi settori produttivi. Invece l'individualismo e la poca attitudine al confronto sta creando situazioni ottimali per l'acquisizione di imprese italiane importanti da parte di altri soggetti, che invece hanno capito l'importanza dell'aggregazione e ne sfruttano la potenza. Dalla crisi se ne esce anche grazie a una classe imprenditoriale che capisca il mondo e le sue evoluzioni. Purtroppo ho l'impressione che molti siano ancora in alto mare.    

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