martedì, dicembre 13, 2011

Valencia, il Sud e la cultura in Italia.

Devo dire che ogni volta che passo qualche giorno all'estero torno sempre con il doppio stato d'animo di chi ha fatto prendere un po' di ossigeno al proprio cervello ma che ritorna faticosamente alla routine quotidiana. Poi si fanno i confronti tra quello che c'è altrove e quello che c'è in casa nostra, confronti che il più delle volte fanno male. E se viaggiando nei paesi nordici comunque si fa sempre l'eccezione di base riguardo il clima, lo stile di vita e la matrice culturale completamente diversi rispetto ai nostri, lo stesso non vale per i paesi latini, con i quali è possibile un metodo di confronto più stringente. Così il mio viaggio a Valencia durante l'ultimo ponte mi ha stimolato alcune riflessioni. 
Camminando per le strade di Valencia un meridionale come me si sente a casa. Si, perchè il legame si avverte fortissimo. Il calore, la lingua, lo stile dei palazzi così simile a quello di casa nostra. Tutto il resto è in un'altra dimensione. Una città a misura d'uomo. Mezzi pubblici efficienti, pulizia, piste ciclabili, servizi per il turismo in abbondanza. E le persone che hanno abitato a Valencia con cui ho parlato mi hanno confermato le mie impressioni. Guardando la città ho pensato a come sarebbero diventati i centri del sud Italia se la storia avesse preso delle strade diverse da quelle che ha percorso. E poi la cultura. La cultura non è soltanto avere dei posti splendidi da visitare, una storia infinita o musei traboccanti di opere d'arte. La cultura è soprattutto divulgazione, condivisione e coscienza del sapere. Quello che in gran parte manca in Italia e che ho trovato in quel posto straordinario che è la città della scienza disegnata da Calatrava. Che bello vedere un posto di questo genere così affollato, i bambini che imparano la fisica giocando, le famiglie che fanno la fila per vedere le proiezioni dei documentari sullo straordinario schermo emisferico di 900mq. Tornando a casa l'amara considerazione è che negli ultimi vent'anni ci siamo completamente fermati. Eppure sono stati anni di sviluppo repentino e straordinario che hanno permesso a un Paese come la Spagna di risollevarsi da una condizione di netta inferiorità rispetto all'Italia, che invece è sprofondata in un oblìo che costerà tanto riscattare. 

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