Il governo Monti, si sa, è nato da una situazione di estrema emergenza economica del Paese che ha richiesto un immenso sforzo di responsabilità da parte di tutte le forze politiche. Quando c'è da salvare il proprio paese dal baratro non ci si può permettere troppi calcoli opportunistici. Dopo i primi fruttuosi mesi di interventi immediati appoggiati dalla nuova maggioranza (alcuni votati tappandosi il naso) ci troviamo ora in una fase delicatissima che riguarda la definizione degli interventi strutturali par il mercato del lavoro, con al centro la questione articolo 18, la norma che tutela i lavoratori dai licenziamenti senza giusta causa. L'articolo 18 è un pilastro del nostro sistema di tutele, ma questo tende sempre a distogliere l'attenzione a una riforma che va pensata nel suo complesso. Infatti il nostro tempo e la nostra generazione (tranne che per alcuni fortunati) sembrano talmente distanti da quelle tutele, che forse sarebbe il caso di chiamare in causa una qualche rappresentanza del "nuovo mondo" per discutere seduti allo stesso tavolo delle altre parti sociali. Proprio per questo motivo ritengo l'atteggiamento del ministro Fornero inaccettabile quando afferma di voler creare una riforma anche senza l'appoggio delle parti sociali. Queste, lo sappiamo, troppo spesso sono portavoce soltanto del "vecchio mondo", quello che legittimamente tende a conservare la condizione esistente. E proprio per questo l'atteggiamento non deve essere di esclusione da parte del governo, ma di integrazione delle parti sociali al fine di garantire l'effettiva rappresentanza di tutti i lavoratori. Mi auguro che il ministro Fornero non prosegua su questa strada, che i sindacati collaborino e che il mio partito continui a pretendere e a lavorare per un sano confronto tra le parti.
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