martedì, gennaio 08, 2008

Torture in Spagna

Vi riporto un articolo interessante pubblicato oggi su peacereporter.net riguardante le torture perpetrate dalla polizia durante gli interrogatori in Spagna. E' sconcertante.
La scomoda eredità
Nella Spagna progressista di Zapatero si tortura nei commissariati

L'ultima storia. Si chiama Igor Portu Juanena, classe 1978. In queste ore è ricoverato nel reparto emergenze dell'ospedale di San Sebastian, Paesi baschi, in stato grave. Ha due costole rotte e una perforazione polmonare. Un'emorragia nell'occhio sinistro, abrasioni ed ematomi in tutto il corpo.
Igor Portu Juanena è un militante di Eta, arrestato due giorni fa dalla Guardia Civil insieme a un suo compagno. Secondo la polizia avevano due pistole avvolte in sacchetti di cellophane. L'arresto ha portato ai cinque giorni di interrogatori in regime di incomunicacion, quando non si ha diritto né a un avvocato, né a contatti con familiari o persone terze.
È in quei giorni che si vivono le ore peggiori. C'è chi ha il coraggio di denunciare, chi invece preferisce tacere. E c'è chi non riesce a rievocare i pestaggi, le borse di plastica in faccia fino all'asfissia, le violenze sessuali.
Il caso di Igor sta scatenando una gran polemica nel Paesi baschi e in tutta Spagna, perché questa volta c'è un documento ospedaliero che racconta delle violenze subite.
Violenze e torture. Più spesso, quasi sempre, le denunce vengono bollate come 'invenzioni' e anzi chi ha il coraggio di adire un giudice per avere giustizia di un crimine subito viene definito come complice, perché la vulgata fatta circolare ad arte è che l'organizzazione armata ordina ai suoi militanti di denunciare sempre e comunque la tortura. Eppure le violenze e le torture non avvengono solo nei commissariati baschi della Guardia Civil o in quelli della polizia autonoma, l' Ertzaintza. Arrivano anche dalle celle gestite dalla Policia Nacional o dalla polizia autonoma catalana, i Mossos d'Escuadra. E se non sono presunti terroristi, le vittime sono spesso immigrati o giovani dimostranti. Un lavoro di raccolta e di denuncia dei malos tratos delle forze di sicurezza che operano in ambito spagnolo si legge in diversi dossier firmati dalla sezione spagnola di Amnesty International. In quello del 2007, titolato 'Sale nella ferita', vengono riportate diverse testimonianze e si mette in luce come vi sia una stupefacente impunità per chi commette abusi durante interrogatori o detenzione.
Secondo alcuni analisti e storici, la radice della violenza della polizia e nei metodi repressivi, di piazza o nei commissariati, resta nell'eredità scomoda del franchismo, che è sopravvissuto anche in democrazia grazie a una Transizione di compromesso e mal consumata.
Eredità franchista.Un esempio di questa eredità lo troviamo nella storia italiana del secondo Novecento, quando i neofascisti riparavano in Spagna, prima ancora che in America latina al soldo del ministero degli interni per la guerra sporca contro i militanti baschi. Dal 1982 al 1989 i GAL ( Grupos armados de liberacion) uccisero e ferirono al soldo dello stato nelle provincie basche. Con loro o con gruppi simili (Triple A, Batallon Vasco-español) lavorarono squadracce di mercenari, fra cui Stefano Delle Chiaie e camerati, che vennero riconosciuti in foto d'epoca, pistola in pugno. Il collegamento fra i servizi di intelligence, creati dal delfino di Franco, l'ammiraglio Carrero Blanco (fatto saltare in aria proprio da Eta), i neofascisti italiani e manovalanza portoghese è ormai un dato acclarato. Poco si parla, invece, di quanto è rimasto di quella sottocultura all'interno della Guardia Civil, della Policia Nacional o dell'esercito spagnolo, che per Costituzione è garante dell'unità territoriale di Spagna ( art.8).
E la Spagna di Zapatero. Tutto questo nella democratica Spagna di José Luis Rodriguez Zapatero, che si avvia a elezioni e che verrà ricordata per i grandi progressi nelle politiche sociali e dei diritti individuali. Eppure, c'è anche chi descrive lo stesso premier come incapace di poter influire sui 'torturatori' presenti nelle sue forze di polizia. Così alcuni analisti hanno vissuto le prime denunce di tortura che giungevano dai Paesi baschi all'indomani dell'investitura del neo premier, una sorta di biglietto da visita e di messaggio, e questa chiave di lettura potrebbe soddisfare un altro dato, solo per citare il caso basco: nel 2006 i casi di tortura denunciata furono tre, nonostante la tregua e il cosiddetto processo di pace. Nel 2007, cambiate le carte in tavola – anche se il Governo continuerà a dialogare in segreto - le denunce presentate sono state quarantadue. E nessuna di loro arriverà ad essere accettata in un tribunale. O almeno così dicono le statistiche sull'impunità degli aguzzini.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Va bene il retaggio del franchismo e l'abitudine ad ospitare una specie di "legione straniera" nei primi anni ottanta ma ora sono passati trenta e venti anni. va bene pure la transizione morbida dalla dittatura alla democrazia ma insomma, uno se vuole può anche cercare di liberarsi da abitudini di questo tipo. il problema è che certi metodi fanno comodo un po' a tutti...