Il 27 gennaio, dedicato alla memoria dell'olocausto, è sempre un giorno importante. Il 27 gennaio del 1945 gli uomini dell'armata rossa abbatterono i cancelli di Auschwitz, aprendo gli occhi al mondo sull'abisso dell'orrore provocato dalla teorizzazione della superiorità razziale. Ma a molti anni da quegli avvenimenti questa ricorrenza a mio parere potrebbe chiamarsi "giorno della memoria e della coscienza". La progressiva perdita dei testimoni diretti che hanno vissuto il dramma dell'olocausto rischia di traformare la commemorazione in una lettura di quelle pagine dei libri di storia in cui si racconta di stragi efferate successe tanto tempo fa. La mia generazione è l'ultima ad aver avuto la fortuna di ascoltare di persona i racconti dei sopravvissuti, di sentire la voce tremula e vedere gli occhi lucidi a distanza di decenni. La scommessa sarà dunque quella di conservare la memoria storica ma anche quel trasporto emotivo che ci farà ricordare sempre i volti di quelle persone dietro le pagine di storia. E' dalla percezione del male che sarà conservata la coscienza della nostra e delle future generazioni. Quella coscienza che ci impedirà di ricadere in quegli errori che hanno fatto conoscere al genere umano il baratro dell'odio e del dolore.
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