In un paese normale le intercettazioni pubblicate da poco a riguardo della cosiddetta "Struttura Delta" avrebbero causato un terremoto politico e giudiziario. Stiamo parlando di un sistema composto da dirigenti, giornalisti e quant'altro che avrebbero svolto la funzione di indirizzare l'informazione pubblica verso la creazione di consenso per Silvio Berlusconi. E questa volta non si tratta di trascrizioni ma di registrazioni, dalle quali si percepiscono anche le sfumature del linguaggio da cui traspare una certa leggerezza nel trattare azioni riprovevoli. D'altra parte una delle scorie più nocive del berlusconismo è proprio questa, far percepire come normali anche cose di cui ci si dovrebbe vergognare. La protagonista di queste intercettazioni è Deborah Bergamini, che da consulente di Berlusconi è passata a ricoprire la carica di vice direttore di marketing strategico alla RAI nel 2002. E a quanto sembra, non ha mai terminato di lavorare per lui. Ascoltare le registrazioni fa salire l'acidità di stomaco e non poco, perchè confermano tutto ciò che abbiamo in questi anni provato sulla nostra pelle. La Bergamini organizzava con alcuni giornalisti (come Vespa) l'impostazione delle puntate di approfondimento per evitare di parlare delle sconfitte del premier, chiedeva agli istituti di ricerca di "fare casino" con i numeri e i simboli per non far comprendere i risultati negativi per il centrodestra. Consigliava a Mediaset, azienda concorrente rispetto a quella per cui lavorava, di "mettere qualcosa di forte" in palinsensto per evitare di far guardare alla gente trasmissioni RAI non gradite. E come sempre accade, alla fine arrivano i frutti del duro lavoro. Nel marzo 2008 la Bergamini viene candidata ed eletta al Parlamento con il PDL. Cose dell'altro mondo, o forse semplicemente cose dell'Italia di Berlusconi.
giovedì, giugno 30, 2011
Schifo catodico, vergogna italiana.
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lunedì, giugno 27, 2011
La Gonna dello Scandalo.
Ora che la gazzarra si è un po' placata, vorrei fare una piccola riflessione sui manifesti della Festa dell'Unità di Roma, che tanto hanno fatto discutere la scorsa settimana. Ne ho sentite e lette di tutti i colori. Le accuse sono state le più svariate, dal sessismo all'ipocrisia di un partito che prima si fa promotore delle lotte per le donne e poi si abbandona alla mercificazione del corpo femminile. Io i manifesti li posto di seguito. Sono due, uno con la presenza di un uomo e uno con una donna, ma con il soggetto principale che è il vento. Ora con tutta l'onestà di cui disponete vi chiedo se ci vedete una qualsiasi forma di malizia o di riferimento sessuale. Se la donna è posta in una situazione di inferiorità. Ho sentito affermazioni del tipo "vedi, l'uomo è sempre rappresentato serio con la cravatta, mentre la donna è sempre con la gonna svolazzante" e cose di questo tipo. Ora spiegatemi perchè per me la gonna è un simbolo di femminilità che non ha a che fare con nulla di volgare. Non è un simbolo di seduzione nè di ammiccamento, non è un sedere esposto nè una tetta al vento...Sono strano io o qualcuno vede la malizia dappertutto?
Detto questo ho un piccolo pensiero da esprimere a proposito dell'associazionismo femminile. A mio personalissimo e umile parere, sia i movimenti sia i gruppi interni ai partiti politici non rappresentano una risorsa molto utile alla causa del miglioramento della condizione femminile. Trattare questa tematica separatamente rispetto a quelle del welfare generale non può fare altro che ridurre la portata dei possibili cambiamenti. La condizione femminile non deve essere una battaglia esclusiva delle donne ma un obiettivo condiviso della società intera. Ma per fare questo, tra le altre cose, è fondamentale uscire dal settarismo femminista e concentrarsi su battaglie concrete. Meno forma, più sostanza.
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giovedì, giugno 23, 2011
Referendum sull'acqua. Prospettive.
Durante l'ultima campagna referendaria il tema più sentito, insieme al nucleare di cui ho già scritto, è stato quello relativo alla gestione dell'acqua. Con il voto gli Italiani hanno abolito l'obbligo di privatizzare una parte della gestione della filiera idrica e il meccanismo di determinazione della quota di remunerazione garantita ai privati che investono nel settore. Come avete potuto leggere su questo blog io ho sostenuto la campagna per 2 si, ma con la consapevolezza che questo voto avrebbe significato la necessità di mettere mano alla regolamentazione del settore, il che significa avvicinare l'ideale al pratico, il principio al realismo. Proprio in quest'ottica secondo me è necessario:
- Realizzare un'analisi seria delle risorse umane e professionali presenti all'interno degli enti pubblici. E' fondamentale conoscere l'effettivo potenziale dei dipendenti pubblici, per capirne le capacità incrementare le competenze. Non basta avere il controllo pubblico dell'acqua, è necessario che la gestione sia efficiente.
- Dove il pubblico non riesce a fornire tutti i servizi necessari, entro certi limiti qualità e quantità, si può ricorrere a una parziale liberalizzazione dei servizi. Il controllo deve rimanere pubblico e la maggioranza degli organi dirigenti dovranno essere costituiti da tecnici del settore. Questi percepiranno una retribuzione legata ad obiettivi di qualità che verrano stabiliti prima dell'insediamento. Nel contratto dei dirigenti degli enti saranno inserite clausole che introducono responsabilità personali in caso di gestione dell'azienda che non segua la specificità del servizio pubblico. Inoltre, non potranno far parte della dirigenza persone in contatto economico, anche indiretto, con aziende del settore idrico (per esempio, non posso dirigere un ente che può fornire lavoro ad una società di cui posseggo azioni).
- Modificare il sistema di remunerazione dei privati. La retribuzione dei privati deve essere legata alla qualità del servizio. Il principio guida deve essere che il privato guadagna soltanto se la collettività guadagna. Faccio un esempio. Un ente, chiaramente dopo gara d'appalto, dà in gestione una tratta di acquedotto a un privato. Ammettiamo che questa tratta abbia in partenza una quota di acqua dispersa pari al 45%. Il sistema deve permettere al privato di guadagnare bene se nel tempo riesce a ridurre quella percentuale, quindi se in un anno si arriva al 43% la società avrà una renumerazione legata al 2% risparmiato dalla collettività. Inoltre si possono identificare altri obiettivi di qualità, come la tempestività degli interventi o altro ancora. L'importante è che gli interessi dei privati coincidano con quelli della collettività.
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lunedì, giugno 20, 2011
Referendum sul Nucleare. E ora?
A due settimane dal Referendum che ha visto la bocciatura della legge del governo Berlusconi che prevedeva il ritorno dell'Italia al nucleare, si impone una seria discussione sui temi energetici. Si, perchè guai a pensare che abbiamo vinto la partita, perchè aver votato contro il nucleare è solo il primo round di un gioco ben più ampio. Per prima cosa, messo da parte il nucleare, si deve imporre come una delle priorità assolute del governo la definizione delle linee guida della politica energetica italiana. La politica dovrà sia affrontare scelte di indirizzo interno, sia muoversi in campo internazionale. Da queste scelte dipenderà una buona parte dello sviluppo italiano dei prossimi decenni. Schematizzando il problema vi elenco i seguenti punti che il governo dovrebbe affrontare (con successo) in questo momento:
- Definizione di un nuovo piano energetico nazionale che non contempli la costruzione di centrali nucleari e indichi la strada da seguire su un orizzonte ventennale.
- Attuare una seria politica internazionale, ottenendo accordi sull'approvvigionamento energetico anche con paesi che non siano le superpotenze (es.Russia). La diversificazione degli approvvigionamenti ha vantaggi sia di tipo economico sia di immunizzazione rispetto a possibili tensioni internazionali.
- Puntare sull'efficienza energetica degli edifici esistenti. Attualmente il risparmio energetico costituisce la maggior fonte di margine di guadagno. L'efficienza energetica ha come vantaggio fondamentale quello di far risparmiare sia i singoli utenti sia lo Stato, che da una parte riduce la bolletta energetica nazionale, dall'altra è meno vincolato ai grandi produttori e distributori di combustibili. Altro aspetto molto importante è che la presenza sul territorio nazionale di una radicata vitalità industriale in questo campo rappresenta anche un'ottima via per lo sviluppo economico del Paese.
- Attuare un piano per le energie alternative, affiancando al sistema di incentivazione per gli utenti delle facilitazioni per chi voglia avviare un'impresa che realizzi tecnologia (escludendo le società di servizi). Questa misura è fondamentale per creare anche in Italia una rete industriale delle energie rinnovabili, per far ricadere nel nostro Paese almeno una parte degli incentivi corrisposti agli utenti finali, oltre che per creare posti di lavoro.
- Potenziare ogni tipo di trasporto pubblico, disincentivare il trasporto privato sopratutto se altamente inquinante.
- Sostenere la ricerca pubblica e privata nel campo energetico, anche sulla tecnologia nucleare.
venerdì, giugno 17, 2011
I colori di Roma - Ringraziamenti
Ieri è stato ciò che avevamo pensato. Basta una frase per riassumere la soddisfazione del giorno dopo l'evento "I colori di Roma. Chi nasce e cresce in Italia è Italiano" svoltasi nei giardini di piazza Vittorio. Doveva essere una festa e festa è stata, ma ricca di esperienze e soprattutto di persone interessate ai temi della cittadinanza. E' stato bellissimo vedere tanti bambini di tutti i colori del mondo esibirsi in musica e danza. E pensando a loro bisogna insistere con le battaglie sulla cittadinanza, perchè soltanto essendo riconosciuti Italiani al 100% riusciranno a crescere veramente sereni e a rappresentare il futuro del nostro Paese. Il nostro compito è lavorare nella quotidianità affinchè questo accada.
Un ringraziamento di cuore a tutti quelli che ci hanno dato una mano, sia materiale sia contribuendo alla promozione dell'evento e offrendo una performance o un intervento dal palco, oltre alle associazioni e comunità che hanno allestito gli stand. E grazie al Partito Democratico che dimostra di avere al suo interno una grande sensibilità su questi temi. Non faccio nomi e questo per lasciare un mio piccolissimo contributo. Dobbiamo imparare ogni giorno di più a considerarci parti di un ampio progetto, dove quello che conta sono gli obiettivi, a prescindere dalle giuste aspirazioni personali. Il sano consenso si conquista con la credibilità che deriva dal lavoro quotidiano e dalla correttezza.
Scusate la predica, ma aver visto tutti quei bambini mi ha "costretto" a guardare avanti.
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mercoledì, giugno 15, 2011
Verso "I Colori di Roma" - Le proposte sul tema della cittadinanza
Come promesso ieri, oggi scrivo sulle proposte di modifica e miglioramento della regolamentazione relativa al diritto di cittadinanza. Per fare questo mi affido al documento di sintesi della proposta approvata dal Partito Democratico durante l'Assemblea Nazionale di Varese 2010. E' evidente che, vista la complessita del tema, sia la materia sia la soluzione alle varie problematiche sono in continua evoluzione.Colgo l'occasione per rinnovare l'invito a partecipare all'evento "I Colori di Roma - Chi nasce e cresce in Italia è Italiano", che si svolgerò nei giardini di piazza Vittorio a Roma il 16 giugno (domani) dalle 17 alle 22.
Chi nasce e cresce in Italia è italiano
Sono 864.000 i figli degli immigrati che vivono in Italia, nel 1992 erano 50.000: in queste cifre è scritto il cambiamento che l’Italia ha vissuto nell’arco di 20 anni. Questi bambini e ragazzi crescono con i nostri figli, frequentano le nostre scuole, i nostri centri sportivi, le nostre piazze e le nostre discoteche. Sono italiani di fatto, ma stranieri per la legge perché la nostra legge sulla cittadinanza obbliga a risiedere in modo continuativo per 18 anni nel nostro Paese prima di poter rivolgere la domanda per ottenerla. In nessuno stato europeo esiste una legge così ostile nei confronti dei minori. Bisogna preparare questi figli dell’immigrazione a essere membri della nostra comunità con relativi diritti, ma anche doveri. Per questo bisogna modificare la legge in vigore sulla cittadinanza e prevedere che i figli di genitori stranieri, da alcuni anni residenti nel nostro Paese, che nascono in Italia o che arrivano bambini in Italia, al momento della nascita o quando concludono il primo ciclo scolastico possono essere riconosciuti come cittadini italiani.
La scuola
Gli alunni figli di immigrati sono il 7 per cento della popolazione scolastica. Prezioso è, in tutto questo, il lavoro silenzioso degli insegnanti che fanno della scuola pubblica italiana una formidabile fucina della convivenza. Siamo impegnati a sostenere questo carattere inclusivo, pubblico e universalistico della scuola e a contrastare le gravi politiche del governo. Il primo passo resta l’apprendimento della lingua e della cultura italiana per i bambini e per gli adulti. Per questi ultimi proponiamo un programma nazionale della scuola pubblica in sinergia con il volontariato, le associazioni e le imprese.
Residenza europea
Dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea potrebbe scaturire una Carta europea dei diritti dei migranti che attribuisca ai migranti quelli che la Carta riconosce come diritti della persona. Si potrebbe inoltre estendere ai migranti lungo-residenti la cittadinanza di residenza e consentire loro forme adeguate di partecipazione politica a livello locale in tutta l’Unione europea.
Votare per partecipare
Il diritto di voto amministrativo per gli immigrati rientra dentro il processo di “manutenzione” della democrazia. La partecipazione politica in forme uguali agli italiani facilita la collaborazione e la ricerca di interessi comuni, favorisce l’apprendimento di regole e pratiche democratiche, incentiva l’integrazione politica e abbassa i rischi di conflitto interetnico e di corporativismo.
Chi nasce e cresce in Italia è italiano
Sono 864.000 i figli degli immigrati che vivono in Italia, nel 1992 erano 50.000: in queste cifre è scritto il cambiamento che l’Italia ha vissuto nell’arco di 20 anni. Questi bambini e ragazzi crescono con i nostri figli, frequentano le nostre scuole, i nostri centri sportivi, le nostre piazze e le nostre discoteche. Sono italiani di fatto, ma stranieri per la legge perché la nostra legge sulla cittadinanza obbliga a risiedere in modo continuativo per 18 anni nel nostro Paese prima di poter rivolgere la domanda per ottenerla. In nessuno stato europeo esiste una legge così ostile nei confronti dei minori. Bisogna preparare questi figli dell’immigrazione a essere membri della nostra comunità con relativi diritti, ma anche doveri. Per questo bisogna modificare la legge in vigore sulla cittadinanza e prevedere che i figli di genitori stranieri, da alcuni anni residenti nel nostro Paese, che nascono in Italia o che arrivano bambini in Italia, al momento della nascita o quando concludono il primo ciclo scolastico possono essere riconosciuti come cittadini italiani.
La scuola
Gli alunni figli di immigrati sono il 7 per cento della popolazione scolastica. Prezioso è, in tutto questo, il lavoro silenzioso degli insegnanti che fanno della scuola pubblica italiana una formidabile fucina della convivenza. Siamo impegnati a sostenere questo carattere inclusivo, pubblico e universalistico della scuola e a contrastare le gravi politiche del governo. Il primo passo resta l’apprendimento della lingua e della cultura italiana per i bambini e per gli adulti. Per questi ultimi proponiamo un programma nazionale della scuola pubblica in sinergia con il volontariato, le associazioni e le imprese.
Residenza europea
Dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea potrebbe scaturire una Carta europea dei diritti dei migranti che attribuisca ai migranti quelli che la Carta riconosce come diritti della persona. Si potrebbe inoltre estendere ai migranti lungo-residenti la cittadinanza di residenza e consentire loro forme adeguate di partecipazione politica a livello locale in tutta l’Unione europea.
Votare per partecipare
Il diritto di voto amministrativo per gli immigrati rientra dentro il processo di “manutenzione” della democrazia. La partecipazione politica in forme uguali agli italiani facilita la collaborazione e la ricerca di interessi comuni, favorisce l’apprendimento di regole e pratiche democratiche, incentiva l’integrazione politica e abbassa i rischi di conflitto interetnico e di corporativismo.
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martedì, giugno 14, 2011
Verso "I Colori di Roma" - La Cittadinanza Italiana
Giovedì 16 giugno a Roma, nei giardini di piazza Vittorio dalle 17:00 alle 22:00, si terrà la festa dal titolo "I colori di Roma", un evento organizzato per la sensibilizzazione sui temi legati al diritto di cittadinanza di chi è nato in Italia, ma anche di chi del popolo Italiano fa ormai parte pur essendo nato altrove. Per introdurre l'evento oggi e domani scriverò in due puntate a riguardo dell'attuale situazione del diritto di cittadinanza in Italia e delle possibili proposte di modifica.
La legge che regola la materia della cittadinanza è la n.91 del 5 febbraio 1992 e successive modifiche e integrazioni, con relativi regolamenti. Attualmente il diritto di cittadinanza si basa sui seguenti principi (fonte Ministero dell'Interno):
- "ius sanguinis", cioè la trasmissibilità della cittadinanza per discendenza.
- "ius soli", cioè l'acquisto per nascita sul territorio, in alcuni casi
- la possibilità della doppia cittadinanza
- la manifestazione di volontà per acquisto e perdita
La cittadinanza italiana si può acquisire automaticamente o a domanda (fonte progetto Melting Pot Europa).
a) automaticamente:
- per nascita. Se si è figli di almeno un cittadino italiano, se si nasce in territorio italiano da genitori ignoti, o apolidi, o stranieri appartenenti a Stati la cui legislazione non preveda la trasmissione della cittadinanza dei genitori al figlio nato all’estero;
- per riconoscimento o dichiarazione giudiziale di filiazione. Per riconoscimento di paternità o maternità o a seguito di dichiarazione giudiziaria di filiazione durante la minore età del soggetto;
- per adozione. Diviene cittadino italiano il minore straniero adottato da un cittadino italiano;
b) a domanda:
- per acquisto volontario. Se discendenti da cittadino italiano per nascita, fino al secondo grado, che abbia perso la cittadinanza, in presenza di determinati requisiti (svolgendo servizio militare nelle forze armate e dichiarando preventivamente di voler acquistare la cittadinanza italiana; oppure assumendo pubblico impiego alle dipendenze dello Stato, anche all’estero, e dichiarando di voler acquistare la cittadinanza italiana; oppure risiedendo legalmente in Italia due anni al raggiungimento della maggiore età e dichiarando, entro un anno dal raggiungimento della maggiore età, di voler acquistare la cittadinanza italiana);
- per matrimonio. Dopo due anni di convivenza e residenza legale in Italia successivi al matrimonio (tre per i residenti all’estero e ridotti alla metà in presenza di figli);
- per naturalizzazione (residenza). Se si risiede legalmente in Italia da 10 anni;
- se nato in territorio italiano da genitori stranieri. Risiedendo legalmente ed ininterrottamente dalla nascita fino al raggiungimento della maggiore età. La dichiarazione di volontà è resa all’ufficiale di stato civile.
La concessione della cittadinanza italiana può essere ottenuta:
- per residenza. Chi risiede in Italia regolarmente da almeno 10 anni può chiedere la cittadinanza italiana e lo Stato può concederla (art. 9 lett.f)). Si tratta, quindi, di un provvedimento discrezionale e non sussiste un obbligo automatico di concederla una volta valutata l’esistenza dei requisiti richiesti, ma vi è semplicemente l’obbligo di valutare l’opportunità, nell’interesse della comunità italiana, di concederla o meno.
- per matrimonio. Il coniuge straniero/a di cittadino/a italiano/a può acquisire la cittadinanza italiana se convive e risiede in Italia da almeno due anni successivi al matrimonio (tre anni se residente all’estero). I tempi si riducono della metà in presenza di figli, anche adottivi.
In questo caso l’acquisto della cittadinanza italiana è un vero e proprio diritto soggettivo, condizionato unicamente dalla eventuale esistenza di circostanze che permettono di affermare la pericolosità per la sicurezza dello stato o per l’ordine pubblico della persona richiedente. - per nascita. Cittadini stranieri nati in Italia che vi abbiano ininterrottamente risieduto legalmente fino ai 18 anni (art. 4, comma 2).
In questo caso la legge riconosce un diritto di opzione al cittadino straniero, ovvero di dichiarare o meno di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dal raggiungimento della maggiore età. Ciò, comunque, non pregiudica il mantenimento della cittadinanza del paese di origine a meno che la legge di questo non vieti la doppia cittadinanza.
Recenti circolari ministeriali hanno chiarito che eventuali brevi interruzioni dell’iscrizione anagrafica non possono comportare il rigetto della domanda (dovrà comunque essere dimostrata la presenza sul territorio dello stato - certificati medici, o altra documentazione)
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domenica, giugno 12, 2011
Un giorno a colori.
Bella giornata ieri all'Europride. Un appuntamento molto atteso, non solo dalla comunita LGBT, ma anche da tutti coloro che vogliono una società più rispettosa dei diritti di tutti. Si, perchè la condizione omosessuale, come quella di tutte le minoranze di vario genere (religiose, culturali, etniche, ecc.), è un indice del grado di civiltà di un Paese. Ieri, considerando comunque l'appuntamento festoso, è stato un corteo senza particolari eccessi, segno che anche il movimento omosessuale ha capito che il modo migliore per ottenere dei risultati concreti è di far vedere la faccia reale delle persone coinvolte, per combattere ogni tipo di stereotipo.
Ieri il Circolo PDEsquilino ha portato in corteo uno striscione che è stato preparato in mattinata sotto i portici di piazza Vittorio dai militanti e dai cittadini. Aver portato quello striscione è stato come portare il contributo di tutta la gente che ieri mattina ci ha dato una mano a prepararlo. Credo che i partiti dovrebbero più spesso organizzare eventi di questo tipo, offrendo alle persone delle occasioni di coinvolgimento più creative. A tutti un ringraziamento di cuore.
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lunedì, giugno 06, 2011
Acqua Pubblica. Perchè votare SI.
Nei giorni 12 e 13 giugno prossimi siamo chiamati a votare per i referendum abrogativi riguardanti, semplificando molto, il nucleare, l'acqua pubblica e il legittimo impedimento. Oggi svilupperò i quesiti n.1 e 2, relativi rispettivamente alle modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali e sulla determinazione delle tariffe del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito, elencando i 10 punti per cui credo sia importante votare SI.
1. Perchè l'acqua è un bene pubblico. La capacità di uno Stato di non cedere in maniera indiscriminata alla tentazione delle leggi di mercato sui beni pubblici è un indice di civiltà.2. Perchè la privatizzazione dei servizi legati alla distribuzione dell'acqua non può essere resa obbligatoria da una legge dello Stato.
3. Perchè la quota parte di servizio privatizzato non può essere oggetto di speculazione.
4. Perchè la tariffa dell'acqua pagata dai cittadini non deve essere calcolata in funzione della garanzia di determinati margini di guadagno dei privati.
5. Perchè la battaglia più importante per l'acqua è quella dell'efficienza della distribuzione, dell'uso e del suo recupero.
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Nucleare. Perchè votare SI.
Nei giorni 12 e 13 giugno prossimi siamo chiamati a votare per i referendum abrogativi riguardanti, semplificando molto, il nucleare, l'acqua pubblica e il legittimo impedimento. Oggi svilupperò il quesito n.3, relativo alla costruzione di nuove centrali nucleari, elencando i 10 punti per cui credo sia importante votare SI.
1. Perchè è stato dimostrato che non esistono impianti completamente sicuri, lo dimostrano gli ultimi avvenimenti in Giappone.
2. Perchè l'Italia ha un territorio che non si presta all'installazione di centrali atomiche, sia per motivi morfologici, sia per la sua densità di popolazione.
3. Perchè la costruzione di nuove centrali non soddisferebbe le necessità energetiche prima di 20 anni, senza dimenticare il presentarsi di problematiche legate all'approvvigionamento dei combustibili nucleari. La scelta nucleare non esonera lo Stato dal dovere di affrontare una politica energetica seria e multilaterale.
4. Perchè investendo in ricerca, tra 20 anni (ma sicuramente anche prima), raggiungeremo risultati tecnologici che ci permetteranno di produrre più energia pulita rispetto ad oggi.
5. Perchè la maggiore fonte di energia pulita in Italia è il risparmio energetico, che deve essere maggiormente incentivato.
6. Perchè il piano nucleare fermerebbe definitivamente la (poca) ricerca italiana sulle fonti rinnovabili, che deve essere invece fortemente sostenuta, soprattutto in ottica industriale.
7. Perchè le scorie sono un'eredità troppo pesante per le future generazioni. Non abbiamo il diritto di far pagare ad altri il prezzo delle nostre scelte.
8. Perchè nessuna regione sarebbe disposta a ospitare un impianto nucleare, facendo pesare inutilmente sulla collettività i costi della pianificazione.
9. Perchè la tecnologia costruttiva delle centrali nucleari, importata dalla Francia, sarebbe dello stesso tipo di quella che sta creando notevoli problemi di realizzazione in altri paesi (per esempio Finlandia)
10. Perchè alla realizzazione delle centrali, dunque ai suoi costi, si accompagnerebbe il riassetto generale della rete di trasmissione nazionale. L'obiettivo da perseguire deve essere la generazione distribuita e non la realizzazione di mega poli di produzione elettrica.
2. Perchè l'Italia ha un territorio che non si presta all'installazione di centrali atomiche, sia per motivi morfologici, sia per la sua densità di popolazione.
3. Perchè la costruzione di nuove centrali non soddisferebbe le necessità energetiche prima di 20 anni, senza dimenticare il presentarsi di problematiche legate all'approvvigionamento dei combustibili nucleari. La scelta nucleare non esonera lo Stato dal dovere di affrontare una politica energetica seria e multilaterale.
4. Perchè investendo in ricerca, tra 20 anni (ma sicuramente anche prima), raggiungeremo risultati tecnologici che ci permetteranno di produrre più energia pulita rispetto ad oggi.
5. Perchè la maggiore fonte di energia pulita in Italia è il risparmio energetico, che deve essere maggiormente incentivato.
6. Perchè il piano nucleare fermerebbe definitivamente la (poca) ricerca italiana sulle fonti rinnovabili, che deve essere invece fortemente sostenuta, soprattutto in ottica industriale.
7. Perchè le scorie sono un'eredità troppo pesante per le future generazioni. Non abbiamo il diritto di far pagare ad altri il prezzo delle nostre scelte.
8. Perchè nessuna regione sarebbe disposta a ospitare un impianto nucleare, facendo pesare inutilmente sulla collettività i costi della pianificazione.
9. Perchè la tecnologia costruttiva delle centrali nucleari, importata dalla Francia, sarebbe dello stesso tipo di quella che sta creando notevoli problemi di realizzazione in altri paesi (per esempio Finlandia)
10. Perchè alla realizzazione delle centrali, dunque ai suoi costi, si accompagnerebbe il riassetto generale della rete di trasmissione nazionale. L'obiettivo da perseguire deve essere la generazione distribuita e non la realizzazione di mega poli di produzione elettrica.
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mercoledì, giugno 01, 2011
Le pippe di Grillo.
Questo è uno sfogo. Sono nauseato dal pezzo che Beppe Grillo ha postato ieri sul suo blog. Devo dire che sono piuttosto abituato alle sue uscite, ragion per cui tendo ormai (come molti) a dargli poco peso, però periodicamente riesce sempre a sorprendermi. Ora tocca a Pisapia, ribattezzato "Pisapippa" dal finto comico genovese. E vai con le solite storie, con la destra uguale alla sinistra, col pdmenoelle. Per farla breve, come al solito, per fortuna che c'è lui a conservare la specie delle persone oneste e capaci. Peccato che Grillo non sia capace di fare un bel dibattito ad armi pari, con un vero contraddittorio che non preveda gli insulti e le urla. Mi piacerebbe molto metterlo vicino a un giovane in gamba che milita in qualche formazione politica, di quelle che lui dice siano fatte da morti. Sicuramente messo alle strette, come sempre direbbe che lui è un comico e non un politico. Ma è questa la menzogna su cui si basa il Partito 5 Stelle, che non è un movimento, ma un partito-persona, che dipende da Grillo e dal suo blog, che cerca di racimolare voti nelle situazioni in cui sembra scontato il vincitore. Guardate il video, tra le righe si capisce chiaramente il suo messaggio. La Moratti vincerà sicuramente, quindi non fatevi scrupoli, non votate a sinistra tanto è inutile,votate per me! Spero che chi ancora gli sta dietro, cominci a capirlo.
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