venerdì, febbraio 10, 2012

Imparare dalle foibe

Il 10 febbrario, da qualche hanno, è dedicato al ricordo delle vittime delle foibe, lo sterminio di migliaia di persone nelle zone al confine tra Italia ed ex-Jugoslavia. Quella strage fu il tragico compimento di decenni di soprusi e omicidi di massa che colpirono i popoli Italiano e Jugoslavo, a mio parere uno dei simboli della follia ideologica autoritaria del novecento, tesa a governare con l'uso dell'odio nazionalistico, una malapianta che affonda le radici bene in profondità prima di mostrare i suoi veri frutti mortali. 

Tutto inizia nel 1920, quando l'Italia alla fine della prima guerra mondiale annette Gorizia, Trieste, l'Istria, Zara e successivamente Fiume. Con l'ascesa del regime fascista inizia una forte repressione delle minoranze jugoslave, sia fisica sia culturale, tramite deportazioni, discriminazioni, violenze di ogni tipo. Dopo l'8 settembre ci furono i primi fenomeni di uccisione da parte dei partigiani jugoslavi del Tito in Istria e Dalmazia, spezzati dalla violentissima repressione dei nazisti, che intanto occuparono quelle zone mettendo a ferro e fuoco le città e i villaggi che si trovavano sulla propria strada. Sconfitto il regime nazista nel 1945 l'esercito di Tito occupa Trieste e da quel momento iniziò l'epurazione dei cittadini di quelle terre. 

Furono massacrati indifferentemente militari, civili, religiosi, donne e addirittura partigiani italiani che fino al giorno precedente combattevano contro lo stesso nemico. Il movimento di Tito che mutava rapidamente in regime autoritario perseguì di fatto un'operazione di epurazione di massa nei confronti non solo di coloro che perpetrarono anni prima quei vergognosi crimini contro le popolazioni jugoslave, ma di chiunque altro potesse rappresentare una qualsiasi forma di opposizione al nuovo potere. E poi le difficoltà e le angherie subite dagli esuli italiani che scelsero di tornare in Italia dopo il trattato di Parigi in cui si ufficializzava l'appartenenza di quelle terre alla Jugoslavia, da parte proprio di quella patria che scelsero di riabbracciare. E ancora l'immobilismo della politica e della società italiana nel riconoscimento di quella tragedia e della dignità di quei popoli offesi. 

Così le foibe della provincia di Trieste, dell'Istria, Dalmazia, Venezia Giulia e Slovenia si traformarono in fosse comuni che ospitarono migliaia di persone, mutando il significato di quel nome in un qualcosa di cupo e drammatico, uno dei simboli dei frutti del nazionalismo.     
 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi scusi, io non parlo italiano bene. Questo foto non e rappresento vittime di foibe. A foto sono soldati italiani tra la guerra seconda (31. guglio 1942), che spari ostaggi sloveni da villagio Danje a Loska dolina. Anche il loro nomi sono conoscuito. Il vittime sono (da sinistra a destra): Franc Znidarsic, Janez Kranjc, Franc Skerbec, Feliks Znidarsic in Edvard Skerbec. Saluti! Sandro Oblak, storico, Slovenia



Sandro Oblak,

Slovenia,